Caso Rovigo, perché il ministro Valditara non può intervenire sul voto in condotta. Calza (Cgil): «Priorità al ruolo educativo della scuola» – L’intervista
Dura la linea di Giuseppe Valditara contro la decisione della scuola di Rovigo di promuovere con il 9 in condotta gli studenti che hanno sparato con una pistola ad aria compressa alla docente Maria Cristina Finatti, ferita all’occhio e alla testa. Il ministro dell’Istruzione e del Merito ha chiesto un’ispezione nell’istituto per capire la scelta degli insegnanti. Ma questo sembra non bastargli. Oggi, 27 giugno, ha annunciato che «non bastano gli ispettori, interverremo anche sul voto di condotta, che necessita un ripensamento». Ma il ministro dell’Istruzione potrebbe realmente intervenire sulla decisione della scuola per modificarla, al di là dell’eventuale intervento con una norma specifica sull’istituto del voto in condotta? «No, il ministro deve rispettare l’autonomia di insegnamento dei docenti e quindi anche le valutazioni che fanno agli studenti», spiega a Open Manuela Calza, segretaria nazionale Flc Cgil (Federazione lavoratori della conoscenza). «Non ci possono essere disposizioni – aggiunge – dall’alto del ministero, perché è la scuola a dover valutare quali interventi possano essere utili in determinati casi».
«Sì agli interventi disciplinari, ma in un’ottica formativa»
La vicenda di Rovigo sta generando numerose polemiche in questi giorni. Alla delusione della docente vittima dell’aggressione, si è aggiunta anche quella di molti genitori degli studenti dell’istituto che sono stati bocciati o penalizzati nella pagella di fine anno. «Perché mio figlio ha preso 8 in condotta e i ragazzi che hanno sparato alla docente hanno preso 9?», hanno protestato alcuni. Secondo la sindacalista Calza, in questa vicenda è necessario riportare al centro il ruolo educativo dell’istituzione scolastica. «La scuola è per definizione l’istituzione che anche quando deve adottare degli interventi disciplinari, deve farlo guardando all’aspetto educativo e formativo del caso», puntualizza la segretaria di Flc Cgil.
La proposta di legge contro le aggressioni al personale scolastico
Calza ci tiene a evidenziare che, di recente, in merito al tema delle aggressioni al personale scolastico è stata depositata una proposta di legge in Parlamento che chiede la modifica degli articoli 336 e 341-bis del codice penale. «La pena è aumentata da un terzo a due terzi se il fatto è commesso nei confronti di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola», cita la proposta di legge su iniziativa dei deputati leghisti Sasso, Latini, Miele, Loizzo, Cavandoli, Di Mattina, Furgiuele, Pretto e Zinzi. Una proposta che desta preoccupazione e dissenso al sindacato. «Il fenomeno delle violenze contro i docenti, che ha avuto negli ultimi mesi grande risonanza mediatica, non deve essere affrontato adottando una logica punitiva e securitaria», sostiene la segretaria della FLC. «Fermo restando le responsabilità individuali, che possono eventualmente anche prevedere delle sanzioni, la scuola deve mantenere come priorità il proprio ruolo educativo, e l’autonomia degli insegnanti nel decidere gli interventi da mettere in atto», prosegue Calza.
«Intervenire a monte, non sui casi singoli»
A suo avviso, è necessario fornire nuovi strumenti alle scuole che permettano di creare ambienti educativi dove, ad esempio, si può affrontare il disagio giovanile, fare prevenzione rispetto a possibili derive comportamentali, e creare le condizioni affinché le scuole possano essere capaci di creare benessere all’interno delle mura scolastiche. «La linea del ministero dell’istruzione – commenta la sindacalista – sta andando in direzione contraria a tutto questo. Permane il problema dell’affollamento delle classi, i tempi a scuola sono ridotti e l’attuale linea non dà abbastanza spazio agli aspetti educativi, formativi e relazionali che dovrebbero essere la parte fondamentale di un processo di apprendimento». Per questi motivi, chiosa Calza, «per restituire dignità alla scuola e credibilità professionale a tutti i lavoratori del settore servono interventi specifici a monte, e non solo in risposta a episodi come quello che ha coinvolto Rovigo».
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