La Camera dei deputati si è trasformata in un pensionato d’oro. La spesa per vitalizi e pensioni nel 2023 supera quella per stipendi

Nonostante il taglio di 230 parlamentari aumentano i costi del ristorante

La Camera dei deputati è diventata un pensionato, sia pure d’oro. Per la prima volta nella sua storia infatti fra il 2022 e il 2023 la spesa per pensioni e vitalizi ha superato – e non di poco – la spesa per indennità a rimborsi parlamentari e stipendi del personale dipendente o a contratto temporaneo. Nel bilancio di previsione 2023 approvato dal collegio dei Questori e appena pubblicato dalla Camera in vista della discussione e del voto d’aula la spesa previdenziale sarà di 446,025 milioni di euro a fronte di una spesa complessiva per gli stipendi di 324,235 milioni di euro. Il sorpasso era già avvenuto alla fine del 2022 (414,5 milioni di euro per pensioni e 380,7 milioni di euro per stipendi), ma si è ulteriormente amplificato.


Ha inciso ovviamente in questo rapporto il taglio del numero dei deputati che è scattato proprio in questa legislatura dopo le elezioni del settembre 2022. I deputati erano 630 e ora sono 400, costando quindi assai meno di prima. Tanto che la fine anticipata della legislatura ha consentito un risparmio di spesa 2022 di 10 milioni proprio a quella voce di costo. Nel 2023 la spesa per indennità e rimborsi ai deputati sarà così di 84,05 milioni di euro, contro i 144,92 milioni dell’anno precedente (in cui il taglio ha operato solo da ottobre in poi). Ma cresce, anche grazie ai deputati non più rieletti, la spesa per pensioni e vitalizi: nel 2023 sarà di 147,4 milioni, contro i 133,8 milioni consuntivati nell’anno precedente.


A pesare sui conti previdenziali della Camera sono ancora e soprattutto i vitalizi, il cui taglio di importo si è molto affievolito dopo i ricorsi degli ex parlamentari. Nel 2023 la spesa previdenziale per ex deputati ammonterà a 124 milioni di euro per vitalizi diretti, di reversibilità e restituzioni dei tagli poi rimangiati. La spesa per pensioni dirette e di reversibilità ammonterà invece a 23,4 milioni di euro, circa un sesto di quella per vitalizi.

Nonostante il taglio dei parlamentari la Camera dei deputati continuerà ad avere la stessa dotazione di prima (943,16 milioni di euro l’anno) e quindi a spendere la stessa somma di quando i deputati erano 630. Un po’ per il boom della spesa previdenziale che si mangia parte considerevole dei risparmi. E poi perché alcuni tagli non sono stati effettuati. I collaboratori diretti dei deputati sono stati ora regolarizzati con contratti a termine, ma la spesa è triplicata rispetto a prima non avendo ridotto il loro numero. In maniera poco comprensibile anche i finanziamenti pubblici ai gruppi parlamentari sono restati di circa 30 milioni di euro l’anno nonostante abbiano perso 230 loro componenti (e quindi il costo di funzionamento dovrebbe essere inferiore). I costi per la ristorazione non solo non si sono ridotti avendo meno commensali, ma sono passati da 2,095 a 2,360 milioni. Colpa – si dice – dell’inflazione che ha colpito i beni alimentari e che ovviamente ha pesato sulla Camera anche per quello che riguarda la bolletta energetica, il cui costo è passato dai 4,6 milioni di euro pre guerra Ucraina ai 10,55 milioni di euro preventivati per il 2023.