Caro affitti, niente più tende davanti al Politecnico. Ilaria Lamera: «Ma non significa che abbiamo finito di combattere»

La studentessa bergamasca era stata la prima ad accamparsi in piazza Leonardo da Vinci, dando vita a una protesta che coinvolse movimenti, sindacati e politica

A distanza di oltre due mesi dall’inizio della sua protesta contro il caro affitti, la studentessa bergamasca Ilaria Lamera torna a fare la vita da universitaria. Era l’inizio di maggio quando decise di piantare una tenda di fronte al rettorato del Politecnico di Milano per denunciare l’insostenibilità degli affitti: un’iniziativa che riuscì a far entrare il tema nel dibattito pubblico, coinvolgendo movimenti, sindacati e politica. 58 tende arrivarono a essere piantate in piazza Leonardo da Vinci. Adesso, scrive il Corriere di Milano, sul posto ne è rimasta solo una, inabitata ma simbolica. Un’altra, tatuata, rimarrà per sempre sul braccio destro di Ilaria. Che assicura: «Non dormire lì in questi mesi estivi non significa aver finito di combattere».


«Dalla politica risposte deludenti»

Lei stessa, da agosto in poi, tornerà a vivere sulla sua pelle il problema: «A luglio scadrà il contratto dell’appartamento trovato dopo mesi in Città Studi». Nel frattempo, però, è già possibile iniziare a tracciare un bilancio sui risultati raggiunti: «Non avevamo l’ambizione di risolvere una questione di questo genere in pochi mesi». Eppure, prosegue, la reazione della politica è stata comunque deludente: «Potevano sbilanciarsi un po’ di più. Non abbiamo visto tutta quella volontà politica che ci aspettavamo. In particolare dalla Regione e dal Governo non ci siamo sentiti ascoltati. Inoltre, la Casa dello Studente dimostra che posti sfitti da riconvertire e sistemare ce ne sarebbero. Questo tamponerebbe il problema». Anche sulla proposta dell’assessore alla Casa di Milano, Pierfrancesco Maran, Ilaria ha delle remore: «La limitazione degli affitti brevi è necessaria. Come lo sarebbe un tetto massimo, che avevamo proposto, ma che non ha avuto molto successo. Sul canone concordato, invece, sono meno d’accordo: non funziona. E dividere la città in solo due zone sarebbe rischioso, perché zone con un’alta concentrazione di studenti, come Città Studi, potrebbero essere considerate “centrali”. Serve istituire cinque o sei aree». Lei e Maran si sono sentiti direttamente, tre settimane fa: «Mi aveva detto che entro luglio un piano lavori sarebbe stato terminato. Ma gli riscriverò», promette.


Non finisce qui

Le notti all’aperto, in ogni caso, hanno subito uno stop obbligato a causa «del clima di giugno, della sessione e degli impegni personali». Ma è la fine della battaglia, non della guerra: «Andremo avanti fino a quando non avremo qualcosa di concreto», prosegue Ilaria. La prossima assemblea è fissata per il 16 settembre: «Sarà lì che la questione affitti e case si ripresenterà. E per questo abbiamo pensato di convocare una riunione nazionale per far convergere tutte le realtà e i singoli sul tema abitativo».

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