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Biden: «La decisione di dare bombe a grappolo a Kiev è stata difficile ma giusta». L’Onu protesta: «Noi restiamo contrari»

Le ragioni dell’ok le spiega il presidente americano in una intervista alla Cnn

Gli Stati Uniti forniranno bombe a grappolo all’Ucraina. Dopo le indiscrezioni delle scorse ore, la conferma è arrivata dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, che in un briefing alla Casa Bianca ha parlato della decisione come «la cosa giusta da fare». Le munizioni a grappolo sono ordigni che in genere vengono sganciati da velivoli o elicotteri e contengono un certo numero di submunizioni, dette bomblets. Il vantaggio, in termini militari, è rappresentato dal fatto che un solo proiettile può colpire un’area molto vasta. Allo stesso tempo, questa dispersione rischia di centrare anche obiettivi non militari. Un rischio di cui la Casa Bianca sembra perfettamente consapevole. «Riconosciamo che le munizioni a grappolo creano rischi per i civili e questo è il motivo per cui è stata posticipata la decisione il più possibile», spiega Sullivan. Il consigliere per la sicurezza nazionale ha poi ricordato che la Russia sta già usando bombe a grappolo nel conflitto in Ucraina e ha precisato che il governo di Kiev si impegnerà nel minimizzare i rischi per i civili: «L’Ucraina non userà queste munizioni in qualche terra straniera. Stanno difendendo il loro Paese, perciò sono motivati a usare qualsiasi arma in un modo che riduca al minimo i rischi per quei cittadini». Il presidente americano Joe Biden ha confessato in una intervista alla Cnn di aver preso una decisione «molto difficile» nell’autorizzare le bombe a grappolo per Kiev ma ha aggiunto che l’Ucraina, a corto di munizioni, le chiedeva e ne aveva bisogno. Il presidente ha precisato che c’era anche la raccomandazione favorevole del Pentagono.


Il grazie di Zelensky

Le munizioni a grappolo saranno inserite nel nuovo pacchetto di armi da 800 milioni di dollari destinato all’Ucraina – il 42esimo dall’inizio dell’invasione russa -, che include anche munizioni per i sistemi di difesa aerea Patriot e per i sistemi missilistici Himars, veicoli corazzati Stryker e munizioni aeree di precisione. «Un tempestivo, ampio e più che necessario pacchetto di aiuti alla difesa dagli Stati Uniti. Siamo grati al popolo americano e al presidente Joseph Biden per i passi decisivi che avvicinano l’Ucraina alla vittoria sul nemico e la democrazia alla vittoria sulla dittatura. L’espansione delle capacità di difesa dell’Ucraina fornirà nuovi strumenti per la liberazione della nostra terra e per avvicinare la pace», scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.


Le reazioni dell’Onu e della Nato

La decisione della Casa Bianca ha sollevato diverse polemiche. In primis quelle dell’Onu, con il segretario generale Antonio Guterres che si è detto contrario all’uso di munizioni a grappolo. «Il segretario generale sostiene la Convenzione sulle munizioni a grappolo e desidera che i Paesi rispettino i termini di tale convenzione», ha affermato il suo vice portavoce Farhan Haq durante una conferenza stampa. «Quindi – ha aggiunto – ovviamente non vuole che ci sia un uso continuato di munizioni a grappolo sul campo di battaglia». La convenzione a cui fa riferimento Haq proibisce l’uso e il trasferimento di tali munizioni ed è stata firmata nel 2008 da 108 Paesi. Tra questi però non figurano né gli Stati Uniti, né la Russia, né l’Ucraina. A chiedere il rispetto dell’accordo di Oslo è anche la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che si è detta contraria alla decisione degli Usa di fornire bombe a grappolo all’esercito di Kiev. Più tiepido invece l’intervento del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: «La Nato come alleanza non ha una posizione sulle munizioni a grappolo: molti alleati hanno firmato la convenzione che le vieta, altri no». Il segretario dell’Alleanza Atlantica ha poi precisato: «Sono i singoli alleati a decidere che armi inviare: la Russia usa le munizioni a grappolo per invadere l’Ucraina, Kiev le usa per difendersi».

Credits foto: EPA | Il consigliere americano per la sicurezza nazionale Jake Sullivan

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