I giudici confusi dal colore degli occhi, così le lenti a contatto hanno evitato il carcere a un ladro

Il trucchetto per Gerti Mesuti ha funzionato per i giudici del Tribunale del Riesame. Ma quando poi l’uomo è tornato a processo di nuovo per una serie di furti, la giudice non si è fatta ingannare

Una delle caratteristiche indicata in tutte le carte d’identità è il colore degli occhi. Può sembrare di poco conto, ma non lo è stata per Gerti Mesuti che, mascherando il suo castano, è riuscito, in tribunale, ad evitare il carcere. Tutto iniziò il 13 febbraio 2021 a Caselle, in provincia di Torino, dove il 43enne aveva commesso un furto in villa assieme a un complice italiano. Dalla casa erano stati sottratti oro e gioielli ma non ci era voluto molto alle forze dell’ordine per completare l’identikit del ladro, che ne frattempo si era dato alla fuga. I carabinieri erano a caccia di un uomo dell’Est di mezza età. Niente barba o baffi, alto circa un metro e settanta e gli occhi inequivocabilmente «marroni». In breve tempo i militari erano riusciti a risalire al complice, e da lui a diverse foto pubblicate su Facebook e WhatsApp che lo ritraevano assieme a Mesuti. Tutti gli scatti corrispondevano all’identikit. E in ciascuno di essi l’uomo mostrava gli «occhi scuri». Tutto tornava, e così per il 41enne era scattato l’arresto su ordine del giudice per le indagini preliminari (gip).


Il processo

Ma di fronte al Tribunale del Riesame, riporta l’edizione torinese di Repubblica, qualcosa ha lasciato interdetti i giudici: Mesuti si era presentato in aula, ma le sue iridi non erano marroni, e nemmeno castano chiaro. Gli occhi apparivano cerulei, tendenti all’azzurro. Così, nonostante le altre caratteristiche corrispondessero all’identikit, nonostante le foto avessero immortalato Mesuti assieme all’altro ladro, l’uomo era stato rilasciato per «inattendibilità del riconoscimento dell’imputato, in quanto Mesuti possiede in realtà occhi azzurri». Azzurri come il cielo di chi è libero. Lui non aveva mai confessato il furto, ma nel frattempo ne ha commessi altri, che l’hanno portato di nuovo di fronte ai giudici. Questa volta però, la giudice Giulia Casalegno non ha avuto dubbi: il color ceruleo era frutto di un qualche tipo di travestimento, probabilmente delle semplici lenti a contatto, spesso incluse nei costumi di carnevale. Valutati tutti gli elementi, Casalegno ha optato per accogliere la tesi dell’accusa, e rigettare quella del Riesame, condannando per furto Mesuti a due anni e otto mesi di reclusione.


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