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«Zuck is a cuck»: Elon Musk dopo il lancio di Threads definisce il concorrente un «cornuto»

Poi propone poi un contest per misurare chi tra i due ha il pene più lungo

Lo scontro a colpi di post tra Elon Musk e Mark Zuckerberg prosegue. Mentre il clone di Twitter di Meta, Threads, viaggia verso i 100 milioni di utenti, il patron di Tesla ha definito sportivamente il competitor «un cornuto». «Zuck is a cuck»: questo è stato l’epigramma in rima che Musk ha composto e regalato ai suoi 147.4 milioni di followers su Twitter, per rispondere alla foto di uno scambio di battute tra Zuckerberg e l’account del fast food Wendy’s. Quest’ultimo proponeva al Ceo della Silicon Valley di andare sullo spazio per fare un dispetto al fondatore della società aerospaziale SpaceX, raccogliendo in risposta una faccina divertita. Oltraggio che Musk non ha fatto passare: l’allusione, in particolare, è al feticismo per il quale qualcuno (in questo caso, «Zuck») prova piacere nel guardare il proprio partner avere un rapporto sessuale con qualcun altro. Anche se il termine «cuck» può assumere un significato estensivo più vasto, per indicare chi è genericamente privo di carattere e personalità, o arriva a rinnegare i propri ideali nella speranza di essere preso in considerazione dalle donne. Tutte sfumature, in ogni caso, dispregiative.

Il guanto di sfida

Come se non bastasse, il proprietario di Twitter ha poi rincarato la dose, proponendo di chiudere la faida che dura ormai da settimane in modo professionale: misurando i rispettivi peni per stabilire a chi appartiene quello più lungo. Sfida che, al momento, Zuckerberg non ha raccolto. A differenza di quando il patron di Tesla lo aveva sfidato a uno scontro di MMA: «Dimmi dove», aveva risposto senza esitare. Dopo alcuni giorni in cui si era diffusa la voce di un loro scontro al Colosseo, però, la proposta del match sembra finita nel nulla. La battaglia potrebbe invece spostarsi in tribunale: poche ore dopo il lancio di Threads, Alex Spiro, rappresentate legale di Twitter, ha infatti minacciato di citare in giudizio Meta per «appropriazione indebita sistematica, intenzionale e illegale dei segreti commerciali di Twitter e di altra proprietà intellettuale», accusando la società di «bracconaggio di ex dipendenti» per aver creato un’app “copycat” di Twitter. 

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