I leader dei 31 Paesi membri della Nato riuniti a Vilnius «estenderanno all’Ucraina l’invito ad entrare nell’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte». Lo ha detto al termine della prima giornata dei lavori del summit segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, confermando così le indiscrezioni di stampa uscite nelle scorse ore, dopo che già negli scorsi giorni il presidente americano Joe Biden aveva chiuso ad un ingresso nel breve termine dell’Ucraina poiché un passo del genere «significherebbe che entriamo tutti in guerra contro la Russia». Secondo Stoltenberg tale dichiarazione prefigura «un chiaro percorso d’ingresso per Kiev», considerato in particolare che l’accordo prevede, oltre all’esplicito «invito» formulato per la prima volta alla futura adesione, anche l’istituzione di un Consiglio Nato-Ucraina, il sostegno militare pluriennale a Kiev e il decadimento della necessità di un Membership Action Plan per l’adesione. Quanto alle perplessità sulla mancanza nella bozza delle conclusioni del vertice di un calendario chiaro per l’ingresso dell’Ucraina, Stoltenberg ha detto che «non c’è una timeline per il percorso d’ingresso nella Nato: questo si basa sul raggiungimento delle condizioni, è sempre stato così». Le condizioni cui si fa riferimento, ha precisato il segretario generale, sono quelle precisate nell’articolo 10 del Patto Atlantico, e sono gli Alleati a dover giudicare se sono rispettate o no.
L’intemerata di Zelensky
Le parole di Stoltenberg sono arrivate dopo le proteste veicolate a gran voce dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky per l’apparente vaghezza degli impegni degli Alleati. In uno sfogo di rara durezza verso i partner occidentali diffuso via Twitter alla vigilia della sua partenza per Vilnius, dove è atteso domani, il leader di Kiev ha ricordato che «l’Ucraina sarà rappresentanta al summit Nato di Vilnius, per una questione di rispetto. Ma anche l’Ucraina merita rispetto». «In viaggio verso Vilnius, abbiamo ricevuto segnali che si sta discutendo un testo sull’invito all’Ucraina a diventare membro Nato, e non sulla sua effettiva membership, per di più senza l’Ucraina: è una cosa assurda e senza precedenti che non sia definito un calendario né per l’invito né per la membership dell’Ucraina, mentre si aggiungono persino “condizioni” all’invito», ha ringhiato il presidente ucraino. Per Zelensky tutto ciò significa una cosa sola, ed amarissima: che «si lascia una finestra d’opportunità per trattare l’adesione dell’Ucraina alla Nato nei negoziati con la Russia. E per la Russia, ciò vale come una motivazione per continuare il suo terrore». Durissima la conclusione dell’attacco agli Alleati, a partire dagli Usa di Biden: «L’incertezza è debolezza. E ne parlerò apertamente al vertice».
Gli impegni della Nato e l’ira del Cremlino
Sul Il vertice si è aperto questa mattina con una ventata di ottimismo dettata dall’accordo annunciato ieri sera a sorpresa dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per sbloccare – con l’assenso del presidente turco Recep Tayyip Erdogan – l’adesione dell’altro grande Paese in “lista d’attesa”, la Svezia. Quanto all’Ucraina, la Francia di Emmanuel Macron ha annunciato in apertura del summit la decisione di inviare i missili a lungo raggio Scalp, la Germania la consegna di nuove armi per un valore di 700 milioni di euro di armi. Iniziative queste che hanno mandato su tutte le furie la Russia: «L’ingresso della Svezia nella Nato avrà un impatto sulla nostra sicurezza», ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Mosca, secondo quanto riporta l’agenzia Ria Novosti, «monitorerà da vicino gli sviluppi del summit di Vilnius, per adottare eventualmente delle contromosse atte a garantire la propria sicurezza», considerato che la Nato «sta mostrando un atteggiamento ostile nei confronti della Russia».
La questione delle bombe a grappolo
L’altro tema che divide gli Alleati nei conciliaboli in corso a Vilnius è quello delle bombe a grappolo, che gli Stati Uniti hanno annunciato forniranno all’Ucraina. Assediato dalle critiche degli Alleati, e dalle domande della stampa, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha ribadito oggi che si tratta di «una misura temporanea», in attesa di rifornire Kiev di munizioni unitarie. Stoltenberg, invece, ha evitato di esprimere una posizione netta a riguardo: «Alcuni alleati hanno firmato le convenzioni sulle bombe a grappolo e alcuni no, quindi non è una posizione Nato. Gli alleati hanno posizioni differenti su queste convenzioni. Quello che però va capito è che le bombe a grappolo sono già state usate da entrambe le parti in questa guerra e sono già in uso. La differenza è che la Russia usa le bombe a grappolo per invadere un altro Paese».
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