«Un omicidio commesso avvalendosi di modalità mafiose o commesso al fine di agevolare un’associazione criminale non sarebbe un delitto di criminalità organizzata secondo la Cassazione». A dirlo è stata la premier Giorgia Meloni a proposito di una sentenza della Corte durante il Cdm di oggi, 17 luglio, e dopo le ultime polemiche che avevano coinvolto il governo, con la stessa Meloni che aveva in qualche modo frenato il ministro della Giustizia Carlo Nordio sull’ipotesi di una revisione del concorso esterno in associazione mafiosa. «Appare evidente – ha continuato Meloni ai ministri – come questa decisione si presti a produrre effetti dirompenti su processi in corso per reati gravissimi». L’obiettivo dell’esecutivo quindi sarebbe quella di puntare una norma di interpretazione autentica «in un decreto legge di prossima approvazione».
Meloni ha poi aggiunto spiegando che «il nostro sistema giudiziario penale prevede una distinzione tra reati di criminalità organizzata e altri reati. Per i reati di criminalità organizzata è consentito un uso più esteso e incisivo degli strumenti di indagine, considerata la difficoltà di rintracciarne le prove. È inoltre previsto un maggior rigore nella concessione dei benefici penitenziari, considerata la loro pericolosità e pervasività sociale. Se fino a poco tempo fa l’interpretazione del concetto di criminalità organizzata era chiaro, una recente sentenza della Corte di Cassazione (la n. 34895 del 2022) lo ha posto seriamente in dubbio. La Cassazione ha infatti affermato, cito testualmente, che possono “farsi rientrare nella nozione di delitti di “criminalità organizzata” solo fattispecie criminose associative, comuni e non”, con la conseguenza che devono escludersi dal regime per essi previsti i reati di per sé non associativi, come un omicidio, “per quanto commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dal suddetto articolo».
«In altre parole – ha continuato Meloni – un omicidio commesso avvalendosi di modalità mafiose o commesso al fine di agevolare un’associazione criminale non sarebbe un delitto di criminalità organizzata, secondo la Cassazione. La sentenza ha ad oggetto il regime delle intercettazioni ambientali, ma afferma principi di carattere generale. E principi del genere si prestano a provocare ricadute molto pesanti per il nostro sistema e per la pubblica sicurezza». Secondo la premier una decisione di questo genere rischia di «produrre effetti dirompenti su processi in corso per reati gravissimi. Infatti – spiega – adottando questo orientamento, per i fatti già commessi verrebbe a cadere tutto il materiale probatorio acquisito sulla base dell’interpretazione precedente, che consentiva l’utilizzo degli strumenti previsti per la lotta alla criminalità organizzata anche in assenza della contestazione del reato associativo. Così, rischiano di andare impuniti per un supposto vizio procedurale delitti della massima gravità. Manifestazioni d’allarme in tal senso iniziano già a pervenire da alcuni tribunali”. “Per questo motivo, si rende necessaria e urgente l’adozione da parte del governo di una norma di interpretazione autentica, che chiarisca una volta per tutte cosa debba intendersi per “reati di criminalità organizzata” e che eviti che gravi reati vadano impuniti per effetto dell’interpretazione di recente avanzata dalla Corte di Cassazione. L’intenzione, d’intesa col Ministro della Giustizia, è di inserire questa norma in un decreto legge di prossima approvazione».
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