Il partito popolare di Feijóo vince le elezioni in Spagna, ma non ha i numeri per governare. Vox in calo, Sánchez guadagna due seggi 

Il Pp consolida il suo primato in termini di voti (32,5%) e di scranni (136). I socialisti avanzano, non sfonda invece la coalizione di sinistra Sumar

Una vittoria amara. Il partito popolare di Alberto Núñez Feijóo torna a essere la prima forza spagnola, ma non raggiunge la soglia necessaria per conquistare la maggioranza assoluta e governare in solitaria. Ma non solo. Il flop di Vox – potenziale alleato e grande sconfitto di queste elezioni che da 52 passa a 33 seggi – frena la virata a destra dell’esecutivo: il blocco delle destre si ferma, infatti, a 169 seggi (136 il Pp, 33 l’ultradestra), 7 in meno dei 176 necessari per la tanto agognata maggioranza assoluta. Eppure in serata Feijòo ha reclamato la sua investitura a premier e il diritto a governare il Paese: «Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese», ha detto ai sostenitori. Dall’altro lato, i socialisti di Pedro Sánchez (Psoe) cantano vittoria per il risultato inaspettato: non solo tengono oltre ogni previsione, ma guadagnano due seggi, arrivando a 122. «Il blocco di Partito Popolare e Vox è uscito sconfitto. Siamo molti di più noi che vogliamo avanzare», ha detto Sánchez. Ma la strada è tutt’altro che in discesa: i tanti partiti locali hanno già annunciato che non daranno il loro appoggio a Sanchez “gratis”. Ora gli scenari potrebbero essere due: o Sánchez mette in piedi una nuova maggioranza (difficile, ma non impossibile), oppure si rischia di cadere «nell’incertezza politica» che porterebbe a nuove elezioni.


Gli exit poll

Secondo i primi sondaggi, diffusi dalla televisione pubblica (Rtve), il Pp (145-150 seggi) e quello di Santiago Abascal (24-27), insieme, erano sotto di tre seggi rispetto alla soglia necessaria per conquistare la maggioranza assoluta (176 seggi) e poter governare. I socialisti (Psoe) tra i 113 e i 118 seggi; mentre Sumar si piazzava al terzo posto con 28-31 scranni. Di contro, il secondo sondaggio, commissionato dal canale privato Telecinco, assicurava ai due partiti della destra una solida maggioranza: 181 seggi, 5 oltre la soglia necessaria.


La sfida elettorale

Oltre 37 milioni di elettori spagnoli hanno votato oggi per il rinnovo delle Cortes Generales (il Parlamento). Seggi aperti da stamattina alle 9, si potrà votare fino alle 20 per eleggere i i 350 membri della Camera dei deputati e i 208 senatori (su 265 totali). I primi risultati ufficiali, con ogni probabilità, arriveranno alle 21 dopo la chiusura dei seggi alle Canarie dove c’è un’ora di differenza di fuso orario. L’affluenza alle urne alle ore 18 è del 53,09%: lo indica il ministero dell’Interno. Un dato – scrive El País – di circa 3,76 punti più basso rispetto a quello registrato alla stessa ora in occasione delle precedenti politiche del 2019. Alle 14.00 la partecipazione nonostante l’afa si attestava invece al 40,48%, in aumento rispetto al voto di 4 anni fa. La cifra diffusa dai palazzi delle istituzioni non include però i voti emessi per corrispondenza, che sono stati oltre 2,4 milioni, circa l’8% del totale (il doppio rispetto al 2019). L’attenzione è rivolta all’uomo che potrebbe spodestare Pedro Sánchez (Psoe) dalla guida della Spagna: il galiziano Alberto Núñez Feijóo. Il leader del Partido popular (Pp) è il favorito secondo tutti i sondaggi in queste elezioni indette due mesi fa dal premier spagnolo e sembra ormai convinto di essere a un passo dalla meta: «Spero che stasera inizi una nuova epoca», ha detto Feijóo, subito dopo aver votato a Madrid. Per citare qualche dato, le ultime proiezioni di lunedì scorso (giorno prima del silenzio elettorale), lo davano in vantaggio intorno al 33% (pari a 135 seggi), seguito dai socialisti in rimonta al 29%. Dietro, Sumar e Vox che si contengono il terzo posto a circa il 13,5%. Numeri che consentirebbero al partito popolare di entrare nel Parlamento, ma non abbastanza per poter governare da solo poiché la soglia della maggioranza assoluta al Congresso di Madrid è fissata a quota 176 deputati. Le ipotesi sul tavolo per raggiungerla potrebbero essere due: una coalizione con l’estrema destra post-franchista rappresentata da Vox di Santiago Abascal, che è già stata sperimentata in alcune amministrazioni locali; oppure un corteggiamento ai vari partiti regionali. Ma il Psoe di Pedro Sánchez non molla: crede ancora alla remontada dell’ultimo minuto. Lo ha detto lo stesso premier, parlando con la stampa dopo aver votato, in apertura dei seggi: «Posso solo dire che ho buone sensazioni». Il voto di oggi, che potrebbe consegnare il palazzo della Moncloa nelle mani del partito popolare e dell’ultradestra di Vox, rappresenta la cartina di tornasole per l’asse (discusso) tra Popolari e Conservatori in Europa. In gioco c’è infatti la continuità sui dossier di punta che Madrid, presidente di turno al Consiglio dell’Unione Europea, dovrà amministrare fino alla fine del 2023.

Leggi anche: