Climate change, per il 34,7% degli italiani c’è troppo allarmismo. Le fake news sono verità censurata per il 29,7% – L’indagine

È ciò che emerge dall’ultimo report Censis «Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale»

«Il 34,7% degli italiani è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico». È ciò che emerge dall’ultimo rapporto Ital Communications-Censis: il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale, Istituto di ricerca socio-economica, dal titolo «Disinformazione e fake news in Italia». Pubblicato il giorno dopo il nubifragio che si è abbattuto in Lombardia mentre la Sicilia continua a combattere contro gli incendi, il report mostra come i negazionisti – coloro che sono convinti che il cambiamento climatico non esista – rappresentano il 16,2% della popolazione. Percentuale che sale al 18,3% tra i più anziani e al 18,2% tra i meno scolarizzati. 


Per il 76,5% italiani difficile scoprire le fake news 

Ciò che aumenta tra gli italiani, è la paura e il timore di non essere in grado di riconoscere le informazioni false. Il 76,5% ritiene, infatti, che le fake news siano sempre più difficili da scoprire, il 20,2% è convinto di non avere gli strumenti e le competenze per riconoscerle e il 61,1% di averne solo in parte. Il report di Censis mostra inoltre come 29,7% della popolazione neghi l’esistenza stessa delle bufale e pensa che non si debba parlare di fake news, ma di notizie vere che vengono deliberatamente censurate dai palinsesti che poi le fanno passare come false. 


Per 75,1% italiani l’Ai nell’informazione crea incognite

Sull’intelligenza artificiale, invece, il 75,1% degli italiani ritiene che con l’upgrading tecnologico verso l’Intelligenza Artificiale sarà sempre più difficile controllare la qualità dell’informazione. Mentre per il 58,9%, l’Ai può diventare uno strumento a supporto dei professionisti della comunicazione. Più in generale, un’alta percentuale di italiani – l’85,8% – ha paura di farsi trovare impreparato di fronte a un cambiamento tecnologico, quale l’Ai, che con ogni probabilità inciderà (nuovamente) sul modo di vivere, studiare, lavorare, produrre e accedere alle informazioni. Per questo motivo, ritiene che ci sia bisogno di far conoscere di più ai cittadini sia i vantaggi, ma anche i limiti dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. 

Per il 93,3% italiani si informa di solito su almeno una fonte

47 milioni di italiani, il 93,3%. È il totale di chi si informa abitualmente (con una frequenza come minimo settimanale) almeno su una delle fonti disponibili. Quali? L’83,5% usa il web; il 74,1% i media tradizionali. Di contro, sono 3 milioni e 300 mila (il 6,7%) gli individui che invece rinunciano ad avere un’informazione puntuale su ciò che accade. 700 mila, quelli che non si informano affatto. Dalla ricerca emerge come sia cresciuta la consapevolezza degli effetti devastanti della disinformazione, che può essere arginata da professionisti della comunicazione accreditati come fonti autorevoli e garanti dell’affidabilità e della qualità delle notizie. Per distinguere buona/cattiva informazione servono competenze precise sulle nuove tecnologie: il 64,3% degli italiani utilizza un mix di fonti informative, tradizionali e online. Il 9,9% si affida solo ai media tradizionali e il 19,2% (circa 10 milioni di italiani) alle fonti online. Il 56,7% degli italiani è convinto che, di fronte al disordine informativo che caratterizza il panorama attuale dell’informazione, sia legittimo rivolgersi alle fonti informali di cui ci si fida di più. 

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