«Le tenniste trans sono maschi falliti, non devono gareggiare con le donne»: le frasi choc della tennista icona lgbt+ Navratilova

La campionessa è intervenuta in una discussione Twitter: «È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne»

Non c’è pace per le persone trans nel mondo dello sport. Talvolta neanche da chi si definisce promotore dei diritti della comunità Lgbtqia+. Martina Navratilova, icona del tennis mondiale con 9 vittorie a Wimbledon e considerata sostenitrice delle istanze della comunità arcobaleno, ha definito «ingiusta e scorretta» la decisione dell’associazione tennis degli Stati Uniti (Usta) di far partecipare ai tornei femminili le atlete trans, definendole «maschi falliti». Dichiarazioni che ha rilasciato in alcune conversazioni sui social, in cui commentava in particolare la vittoria di una tennista transgender, Alicia Rowley, in alcuni tornei femminili over 55 organizzati dall’Usta. «Hey Usta, il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l’età. Questo sarebbe consentito agli US Open di questo mese? Solo con un documento d’identità? Non credo…», ha detto. Per poi rincarare la dose: «È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport».


Il dibattito che divide il tennis

Le controversie sull’accesso delle donne trans nel tennis femminile sono state sollevate negli Stati Uniti dall’associazione Icons, che sostiene lo sviluppo dello sport femminile, ma che ha provocato non poche
polemiche. Una delle fondatrici, l’ex tennista Kimberley Jones, ha dichiarato che «il tennis femminile si sta trasformando in uno zimbello a causa di queste terribili politiche che danno priorità alla salute mentale e all’identità degli uomini rispetto alle donne». Una posizione che ha incontrato diverse critiche, a partire dalla nota ex tennista statunitense Billie Jean King che si dice favorevole all’accesso delle atlete trans nelle competizioni femminili.


L’espulsione dall’associazione lgbt+ nel 2019 per transfobia

La posizione di Navratilova stride con l’immagine che ha dato di sè negli anni: una donna libera dalle etichette, sostenitrice dei diritti civili e tra le prime atlete professioniste a fare coming out della propria omosessualità. In realtà non è la prima volta che se ne esce con affermazioni critiche sul tema dell’accesso delle persone trans nello sport. Nel 2019 le è stato revocato il ruolo di ambasciatrice e consigliera di Athlete Ally, l’organizzazione americana che lotta per i diritti degli sportivi lgbtqia+, perché aveva pubblicato un articolo sul Sunday Times con una serie di posizioni ritenute transfobiche.

Leggi anche: