Federico Barbarossa, il transgender che si iscrive a Miss Italia: «Sono nato donna e posso. Con me saranno in centinaia»

L’attivista parla di scherzo e provocazione. Ma intanto in tanti lo seguono

Federico Barbarossa è esponente dell’associazione “Mixed Lgbtqia+”. Essendo destinatario del genere femminile alla nascita, cioè è nato donna, si è iscritto a Miss Italia. Dopo la vittoria di Rikkie Kollè in Miss Olanda e le parole dell’organizzatrice del concorso Patrizia Mirigliani è andato all’attacco. Con uno «scherzo che può provocare un cortocircuito», dice. E adesso altri potrebbero seguirlo. «Quando ho letto che erano ammesse solo ragazze “nate biologicamente donne” mi ha fatto ridere il criterio del dato biologico, perché allora anche io sono nato donna. Eppure, se a me scarterebbero perché sono visibilmente un ragazzo, una ragazza trans verrebbe scartata perché non considerata donna: qual è il senso allora? C’è un cortocircuito in questo castello di carte costruito sulla biologia».


Il castello di carte della biologia

Mirigliani aveva detto di aver rifiutato l’iscrizione di due ragazze transgender perché «il regolamento non lo permette e io non voglio cambiarlo». Da qui nasce la provocazione di Barbarossa. Che in un’intervista a Repubblica oggi fa sapere di non condividere i valori del concorso: «Ma siccome viviamo in un mondo in cui questi concorsi esistono e si rivolgono alle donne, ritengo debbano poter partecipare tutte le donne. Quello che mi lascia basito è che la posizione di Miss Italia si pone addirittura al di sopra della legge italiana, che prevede per le persone trans la rettifica dei dati anagrafici, con il cambio dei documenti, fino al certificato di nascita». L’assurdo della situazione è che invece una donna trans con documenti rettificati potrebbe iscriversi: «E con quale diritto si andrebbe poi a indagare su vita e corpo di una persona?».


Centinaia di trans iscritti

Ora, dice nel colloquio con Pietro Turano, centinaia di transgender si stanno iscrivendo al concorso dopo il suo gesto: «Queste proteste fatte con il sorriso aiutano le persone della comunità, ma riescono anche a far riflettere le persone più ostili. Come dice Porpora Marcasciano “la rivoluzione si fa ridendo”. Infine sono felice che tutto sia nato dalla nostra associazione che ha sede nel sud Italia, territorio spesso complesso e ostile, talvolta dimenticato». L’obiettivo finale è «semplicemente innescare, attraverso uno scherzo, una riflessione sull’assurdità di alcune logiche fuori dal tempo e dal mondo. Far capire che, nonostante certe posizioni retrive, il mondo va avanti. Qualcuno ci immagina come mostri a tre teste che mai potrebbero aspirare a vincere un concorso di bellezza, perché anche la rappresentazione mediatica spesso porta avanti narrative che feticizzano i nostri corpi. Con questa campagna stiamo dando visibilità alla verità delle persone trans».

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