«Non trasferite l’assassino di mia figlia in un carcere femminile: sarà un lupo fra gli agnelli». L’appello di una madre sul femminicida che vuole cambiare sesso scuote la Spagna

Il caso riguarda il brutale omicidio della 21enne Vanessa Santana per il quale è stato condannato il cugino a 38 anni di carcere

Il caso da due anni scuote la Spagna ed è stato al centro anche della recente campagna elettorale, facendo irruzione nel principale dibattito tv fra leader politici. Jonathan de Jesús Robaina Santana, condannato per femminicidio a 38 anni di carcere e detenuto nella prigione mista di Las Palmas nel 2021, ha deciso di iniziare il percorso di transizione ed essere riconosciuto come donna, approfittando della nuova legge delle Canarie, entrata in vigore cinque giorni prima del suo clamoroso annuncio, che consente la transizione volontaria senza alcun parere medico o psicologico.


L’omicidio e il carcere

Jonathan de Jesús Robaina Santana è stato condannato per avere prima violentato e poi ucciso a martellate sua cugina Vanessa Santana (21 anni) oltre ad avere vilipeso il cadavere della ragazza eiaculandovi sopra. La sua decisione di avviare la transizione ha fatto scandalo, perché era la prima volta in cui a fare questa scelta era un detenuto condannato per un brutale femminicidio, e sul caso sono dilagate le polemiche politiche, cavalcate in particolare dal leader di Vox, Santiago Abascal. Il carcere di Las Palmas ha già registrato la nuova identità di Jonathan, con il suo nuove nome di Lorena Robaina Santana, e alla vigilia del voto le autorità carcerarie hanno chiarito che il detenuto che si sente donna è stato messo in isolamento in una cella dove non abbia contatti con altri uomini, specificando che verrà trasferito a scontare la sua pena in un carcere femminile solo quando il cambio di sesso sarà avvenuto nel suo fisico.


Le parole della madre della vittima

La notizia è esplosa nella domenica delle elezioni e il quotidiano El Mundo ha raccolto l’appello della madre della giovane vittima che è anche zia dell’assassino, Sonia Padilla in Santana. «Mia figlia», ha detto Sonia, «è stata uccisa da un uomo, non da una donna. La forza di un uomo non è la forza di una donna. Non è solo perché le crescono gli ormoni, le cresce il seno o le cadono i capelli che è una donna». Sonia sembra piena di rabbia per quello che sta avvenendo e a El Mundo ha detto: «Questo mostro è un impostore. Non l’ho mai sentito dire che gli piacevano gli uomini. Purtroppo l’ho cresciuto io. Se verrà trasferito in un carcere femminile o in una prigione per donne, so che sarà come mettere un lupo in un recinto di pecore. Sono sicura che non farà mai la transizione completa, non si opererà mai. Non si toglierà mai i genitali…».

Al momento Jonathan de Jesùs-Lorena sta seguendo in carcere un processo di trattamento ormonale, ha capelli lunghi e usa vestiti femminili. Può venire perquisito solo da agenti carcerarie donne per decisione del direttore dell’istituto ma, anche se accusato di stupro, una volta effettuata la transizione per legge dovrà essere trasferito in un carcere femminile. Ipotesi contro cui si batte Sonia Padilla: «I politici devono aprire gli occhi. Non sono contraria alla legge sui trans, anzi, ma dovrebbero fare leggi che considerino tutti gli scenari possibili: non è giusto che un assassino e stupratore chieda di andare in un carcere femminile e gli venga chiesto solo di assomigliare a una donna». Per altro la zia dell’assassino e madre della vittima ricorda che nell’inchiesta la polizia scoprì che l’assassino era un molestatore seriale di donne e che per questo usava dieci telefoni cellulari diversi. Uno dei dieci telefoni era da lui soprannominato «il telefono Lorena».

Collage di copertina: A sinistra Jonathan de Jesús Robaina Santana, a destra la vittima e sua cugina Vanessa Santana, 21 anni

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