Il nuovo inviato per il clima del governo: «Clima, il mondo non sta per finire. E sul nucleare…»

Francesco Corvaro si presenta: nessuna tecnologia è a impatto zero

Il nuovo inviato per il clima della Farnesina e del ministero dell’Ambiente Francesco Corvaro è professore associato di fisica industriale all’Università Politecnica delle Marche. Nominato al posto di Alessandro Modiano, oggi si presenta in una serie di interviste ai giornali. Tra cui quella a La Verità. Dove dice che sul clima non sta arrivando la fine del mondo e che l’elettrico non è l’unica strada. Mentre per le case green serviranno sussidi. Tra le fonti di energia propone il nucleare. «Mi pare che sia ormai assodato che l’attuale situazione dipenda in parte dalle attività antropiche. Dopodiché non penso che si debba fare i catastrofisti. Bisogna intervenire subito, certo, ma senza catastrofismo. Abbiamo tutte le tecnologie per ridurre l’impatto dell’uomo sulla natura, non soltanto per ciò che riguarda le emissioni», esordisce Corvaro nel colloquio con Francesco Borgonovo.


Negazionista?

Corvaro respinge sin da subito l’etichetta di negazionista: «Scientificamente parlando mi sembra innegabile che l’uomo abbia un impatto sulla natura. Grande o piccolo che sia, per me non fa grande differenza. Poi sui numeri possiamo discutere quanto vogliamo, ma mi sembra assodato che l’azione umana possa creare squilibri. In ogni caso, la natura un punto di equilibrio lo trova da sola, io mi preoccupo di trovare quello che va bene per l’uomo». Ma un pronostico si sente di farlo: «Il mondo non finirà, almeno per le ragioni di cui abbiamo discusso finora, poi se per caso qualcuno ha un filo diretto con il padre eterno… Io non ce l’ho». E sostiene che non si debba distruggere una parte per salvarne un’altra: «Lo dico francamente: io ho un’auto elettrica, perché ho voluto fare questa scelta. Ma bisogna essere realisti. L’elettrico è una delle strade, e dobbiamo renderci conto che su questo versante noi – intendo noi italiani – soffriamo molto. Abbiamo difficoltà di produzione ma soprattutto di distribuzione. Ecco perché a spingere troppo sulla transizione rischiamo davvero di lasciare indietro della gente. Dobbiamo spingere il giusto, ma anche renderci conto del punto in cui siamo. Oggi, ad esempio, se tutti quelli che abitano nel mio stabile chiedessero di avere 6 kilowatt, il fornitore non saprebbe come accontentarli e… tanti saluti. Le cose funzionano quando c’è una tecnologia adeguata, nel momento in cui questa c’è poi la transizione avviene da sola. Pensate all’iPhone».


Le case green

Sulle case green è chiaro: «Io sono arrivato a cose fatte, quello che penso è che a volte si accusa di negazionismo il governo perché non si vuole capire che provvedimenti come questi possono creare grandi problemi. L’Italia ha un patrimonio edilizio storico da gestire, noi siamo una eccezione in Europa, non possiamo pensare di fare cambiamenti con la bacchetta magica. Per le case bisognerà davvero pensare a forti misure di sostegno per chi non potrà adattarsi, è per questo che si dovrebbe ragionare bene su questo tipo di norme, perché il rischio di danneggiare la popolazione esiste eccome. Un po’ come avviene con le auto. Quello di avere solo auto elettriche nel 2035 è un bel sogno, ma prima ci sono tanti problemi da risolvere».

L’atomo

Infine, il nucleare. «Voglio premettere che parlo da tecnico, non da politico. Quindi anche qui prendo atto dalla situazione attuale. Io sono a favore di tutte le rinnovabili, a quelle di ogni tipo», spiega. Poi va al punto: «Però sappiamo che ciò che serve alle reti è la stabilità, e che allo stato attuale la stabilità si può dare con carbone, metano o nucleare». Quindi? «Quindi penso che dovremmo almeno sederci ai tavoli in cui si discute dei nuovi mini reattori. Nessuna tecnologia è a impatto zero, e se vogliamo mantenere la stabilità della rete dobbiamo per forza basarci su un mix di fonti. Vanno benissimo le rinnovabili, si figuri, ma non bastano. E allo stato le tecnologie disponibili sono quelle che le ho detto. Nucleare compreso».

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