Le trivelle sono tornate. A tre anni dallo stop, il governo si rimette a cercare petrolio e gas: sbloccate 34 licenze esplorative

Dalla fine dell’estate a oggi, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha assegnato più di trenta licenze, congelate dallo stop del 2022, per condurre nuove esplorazioni di petrolio e gas in territorio italiano. Lo scrive il Corriere della Sera, che parla di una nuova «corsa ai giacimenti di idrocarburi», sia sulla terraferma — in particolare in Basilicata, Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia e Campania — che in mare, specialmente nello Jonio, nell’Adriatico e al largo della costa Est della Sicilia.
Lo stop alle trivelle e il Tar del Lazio
Da qualche anno, l’Italia aveva fermato lo sviluppo della produzione di petrolio e gas da nuovi giacimenti, in particolare dopo la moratoria sulle trivelle approvata nel 2019 e il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) del 2022. La scorsa primavera, tuttavia, il Tar del Lazio ha annullato il Piano, spingendo alcuni colossi del settore dell’Oil & Gas, tra cui Eni, a intensificare il pressing sul governo affinché riattivasse le licenze esplorative bloccate proprio con il Pitesai.
I piani di Shell ed Energean in Italia
Assieme al cane a sei zampe, ci sono altri due grandi gruppi stranieri che stanno alzando la voce: si tratta della britannica Shell e della greca Energean, che da tempo hanno messo gli occhi sul nostro Paese. «L’Italia ha un grande potenziale di risorse naturali, un sistema energetico maturo, un tessuto industriale competitivo e capitale umano qualificato. Oggi investiamo circa 500 milioni all’anno, ma saremo pronti a fare di più», ha spiegato al Corriere Joao Santos Rosa, ceo di Shell Italia E&P. Sia il colosso britannico che Energean sono già attivi in Italia ma vorrebbero espandere il proprio giro d’affari.
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Gli esperti e i piani del governo
Sullo sfondo, certo, resta la questione della sostenibilità. La comunità scientifica avverte da tempo che per scongiurare gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici è necessario non solo passare rapidamente alle fonti rinnovabili e al nucleare, ma anche vietare ogni nuovo progetto di estrazione di combustibili fossili, principali responsabili del riscaldamento globale. Il governo Meloni, però, sembra muoversi in un’ottica diversa. E il gas nazionale, attualmente poco sfruttato, viene visto come una soluzione ideale per aumentare il metano da cedere alle aziende energivore — attraverso il meccanismo del gas release — a prezzi calmierati, riducendo così le importazioni dall’estero.
