Heineken dice addio alla Russia: il colosso della birra ha venduto tutte le sue attività per 1 euro

Gli asset dell’azienda sono passati al gruppo Arnest, produttore russo di cosmetici e articoli per la casa, che si farà carico anche dei 1.800 dipendenti

Heineken ha venduto tutte le sue attività in Russia al gruppo Arnest – il più grande produttore russo di cosmetici, articoli per la casa e imballaggi metallici – per la cifra simbolica di 1 euro. Si conclude così il processo di uscita dal mercato russo iniziato nel marzo 2022 dopo l’invasione dell’Ucraina. Secondo le stime della società, Heineken andrà incontro a una perdita cumulativa totale prevista di 300 milioni di euro, con un impatto tutto sommato trascurabile sull’utile per azione del 2023. Arnest Group, che si occupa principalmente di cosmetici e imbottigliamento in lattine, rileverà così non solo gli asset dell’azienda – che includono 7 birrifici – ma si farà carico anche dei 1.800 dipendenti che lavorano in Russia, garantendone l’impiego per i prossimi tre anni. «Anche se ha richiesto molto più tempo di quanto sperassimo, questa transazione mette al sicuro le fonti di reddito dei nostri dipendenti e ci consente di lasciare il Paese in modo responsabile», ha dichiarato Dolf van den Brink, ceo di Heineken.


L’accordo prevede che entro un periodo di sei mesi Heineken, il cui marchio è stato già ritirato dal mercato russo, cessi anche la produzione della birra Amstel, mentre nessun marchio internazionale sarà concesso in licenza, con l’eccezione dei marchi regionali più piccoli, oggetto di una licenza triennale necessaria per assicurare la continuità del business. Nel 2022, il gruppo olandese ha fatturato oltre 27 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, Heineken – che è nata nel 1866 da una piccola birreria di Amsterdam – si è ampliata fino a diventare nel 2016 il secondo più grande produttore di birra al mondo. La produzione annuale è di oltre 200 milioni di ettolitri, divisi in 250 marchi. Alcuni di questi, rilevati negli ultimi anni, sono italiani. È il caso per esempio di Birra Moretti, Ichnusa e Birra Messina.


Credits foto: UNSPLASH/Stella De Smit

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