Perché oggi l’economia russa non è ko come pensava l’Occidente? Si erano preparati alle sanzioni. E c’è pure un trucchetto contabile

Secondo l’ultimo report Fmi la Russia quest’anno dovrebbe tornare a crescere più di molti Paesi occidentali. Ecco come è stato possibile

Il Fondo monetario internazionale fatica a capire qualcosa di quel che sta avvenendo nell’economia russa, tanto da avere sbagliato nell’ultimo anno ogni previsione fatta dovendo ora correre a farne diametralmente opposte. Secondo l’ultimo report Fmi, la Russia quest’anno dovrebbe tornare a crescere assai più di molti paesi occidentali, e la nuova rivelazione ha fatto scalpore. A spiegare le difficoltà di previsione del Fmi ci sono anche i rapporti mensili della governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, che ammette in quello di aprile di avere sottovalutato la crescita del Pil nel rapporto di febbraio. «L’economia sta crescendo più velocemente di quanto previsto», spiega la governatrice, «dalle previsioni di febbraio della Banca di Russia. Ciò riflette sia un’espansione della domanda interna sia i processi di trasformazione in corso dell’economia russa. La crescente domanda interna sta sostenendo un miglioramento del sentiment delle imprese nonostante le persistenti condizioni esterne difficili». La Nabiullina oggi formula una forchetta di crescita del Pil 2023 che oscilla dallo 0,5 al 2%, aumentando fino al 2,5% nella previsione 2024.


Carenza di manodopera

Da un lato il sistema produttivo russo ha ripreso a marciare con una certa velocità già nella seconda parte del 2022, dall’altro però ha una difficoltà dovuta proprio alla guerra: la disoccupazione è scesa al minimo storico e non si trova più la manodopera che serve. La spiegazione è semplice: la manodopera è stata arruolata forzosamente nelle truppe di Vladimir Putin. La governatrice non lo dice esplicitamente, ma lo fa capire con un giro di parole: «La carenza di manodopera sta aumentando in molti settori a causa degli effetti della parziale mobilitazione in corso mentre continua la crescita della domanda di manodopera da parte delle imprese. In queste circostanze, la crescita della produttività può restare indietro rispetto alla crescita dei salari reali». Anche l’inflazione, che a marzo del 2022 schizzò dopo le prime sanzioni a percentuali che oscillavano fra il 20 e il 30% costringendo proprio la Banca di Russia ad alzare il tasso ufficiale di sconto al 20%, è tornata su livelli simili a quelli del 2021, e la previsione 2023 è quella di un assestamento fra il 4 e il 5%. Era scesa molto però nell’ultimo trimestre 2022, e qualche segnale di rialzo c’è stato nel primo trimestre 2023. Le previsioni, quindi, sono ancora molto incerte.


Dov’è il trucco

Sull’inflazione ci sono però due problemi. Il primo è che il sentiment di consumatori e imprese russe è ben diverso da quello delle previsioni ufficiali. Se la Nabiullina si attende un 4% e poco più, nei sondaggi pubblicati dalla stessa Banca di Russia consumatori e soprattutto imprese si attendono nel 2023 una inflazione media superiore al 10%. E come molti economisti sanno bene, quello stesso sentiment negativo può da solo provocare inflazione difficile da tenere sotto controllo. Nei dati ufficiali però c’è un piccolo trucco, spiegato dalla stessa governatrice in audizione davanti alla Duma il 20 aprile scorso: dai dati è stato espunto il mese choc (marzo 2022) come non fosse mai esistito, così alla fine tutte le percentuali si ammorbidiscono. Sia nel report annuale sui conti della banca centrale che in quella audizione davanti alla Duma a cui chiedeva l’approvazione di alcuni disegni di legge (Banca di Russia ha il potere di presentarli al Parlamento sull’economia), la Nabiullina spiega con chiarezza perché l’economia russa non è finita ko con le sanzioni occidentali. La sofferenza c’è stata fino all’autunno dell’anno scorso, per l’improvvisa carenza di materie prime e di semiconduttori. Ma sono venuti in soccorso la Cina e molti paesi asiatici e arabi, e il problema ben presto è stato riassorbito.

I preparativi

Anche la sanzione che si pensava facesse più male, quella dell’esclusione della Russia dai circuiti di pagamento Swift, non ha provocato i danni che ci si immaginava. Qui la spiegazione è più semplice: la guerra all’Ucraina è stata a lungo preparata da Putin, che aveva previsto anche questa ipotesi preparando una rete alternativa. «L’anno scorso», spiega la governatrice della banca centrale russa, «con l’inizio della prima ondata di sanzioni, i sistemi di pagamento globali hanno lasciato la Russia nel giro di pochi giorni. Nonostante ciò, grazie alla matura infrastruttura di pagamento che avevamo che gestiva tutte le transazioni anche su carte internazionali a livello nazionale, tutte le transazioni con carta sono continuate senza interruzioni. Pertanto, i nostri cittadini hanno continuato a godere essenzialmente dello stesso livello di servizio a livello nazionale». La Nabiullina ha aggiunto davanti alla Duma: «Come sapete, alcune banche sono state tagliate fuori da SWIFT e abbiamo lavorato per anni per creare un’alternativa domestica a SWIFT. È qui che è entrato in gioco il nostro sistema di messaggistica finanziaria per raccogliere il flusso nazionale precedentemente elaborato da SWIFT. Uno dei compiti chiave e più difficili a portata di mano sono i regolamenti e i pagamenti transfrontalieri. Per loro, dobbiamo impostare canali che le sanzioni non possono bloccare. Siamo in intensi colloqui bilaterali con i paesi partner». E anche a questo fine la governatrice ha chiesto alla Duma di allentare la stretta sulle criptovalute e di dare i natali a un suo progetto di legge sul rublo digitale.

La stretta sulle banche

Ultimo capitolo che può spiegare la tenuta dell’economia è quello del rigido controllo politico attuato anche dalla Banca di Russia oltre che dal governo centrale sulle banche e il sistema del credito. Gli istituti sono stati obbligati ad esempio a pagare il 50% delle rate sui mutui casa esistenti e perfino di quelli nuovi. La stessa Nabiullina ha cavalcato in modo assai populista la misura: «Tali programmi», ha spiegato alla Duma, «hanno un impatto in una crisi in quanto sostengono la domanda di alloggi e quindi l’industria delle costruzioni. Tuttavia, poiché offriamo tali vantaggi, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo principale. E l’obiettivo principale del prestito ipotecario è l’alloggio disponibile. Cioè, il prezzo forfettario – l’importo del prestito – che le persone devono pagare per molti anni dovrebbe essere ragionevole e non consumare i loro redditi in futuro». Nella stessa linea populista è arrivato dalla banchiera centrale una sorta di avvertimento alle banche russe, accusate addirittura di «rapinare» talvolta i propri clienti. «Le banche», ha spiegato Nabiullina, «e gli altri intermediari finanziari stanno diventando sempre più orientati al cliente. Tuttavia, questo non è il risultato della loro azione volontaria. Ciò che ha fatto la differenza è l’inasprimento della vigilanza sui comportamenti e il monitoraggio continuo dei loro rapporti con i consumatori. Abbiamo introdotto documenti informativi chiave che stabilivano uno standard chiaro per le banche per informare i propri clienti di tutte le specifiche del prodotto, inclusi i pagamenti e i rischi connessi. È stato inoltre introdotto un periodo di riflessione per consentire alle persone di pensare e rinunciare a servizi non necessari o prodotti antieconomici. Eppure vediamo l’emergere di nuove pratiche creative, e questo ci fa rafforzare la supervisione. Questi casi non sono violazioni di massa. Consideriamo, ad esempio, il caso di una banca che offre un tasso di prestito apparentemente basso che tuttavia viene fornito con più commissioni e polizze assicurative. La banca rapina il cliente ma tecnicamente parlando agisce in modo relativamente corretto».

Foto di copertina: La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina

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