Springer Nature ritira lo studio di quattro italiani che nega gli impatti della crisi climatica

La pubblicazione ha subìto un processo di revisione interna. L’articolo presentava conclusioni fuorvianti

Springer Nature, una tra i maggiori editori scientifici al mondo, ha ritirato uno studio realizzato da quattro studiosi italiani, il fisico nucleare Gianluca Alimonti, il meteorologo Luigi Mariani e i due fisici Franco Prodi e Renato Angelo Ricci. Il motivo? L’articolo presentava conclusioni fuorvianti sull’impatto dei cambiamenti climatici. La decisione di ritirare lo studio è arrivata dopo un’indagine interna a seguito del fact-checking da parte dell’agenzia Afp. E così, a seguito di un processo di revisione interna, gli esperti di Springer Nature hanno rilevato che le conclusioni dello studio non erano «supportate dalle evidenze disponibili o dai dati forniti dagli autori», decidendo di ritirare l’articolo intitolato A critical assessment of extreme events trends in times of global warming (Valutazione critica dell’andamento degli eventi estremi in tempi di riscaldamento globale, ndr).


Cosa riportava lo studio pubblicato su Springer Nature

Nello studio si affermava che «la crisi climatica, che secondo molte fonti stiamo vivendo oggi, non è ancora evidente». Dopo l’inchiesta di Afp lo studio è stato sottoposto a un processo di peer review da parte di esperti del clima. Alla fine del processo di verifica e a seguito della richiesta di un addendum da parte degli autori, «dopo un’attenta considerazione e consultazione con tutte le parti coinvolte, i redattori e gli editori hanno concluso di non avere più fiducia nei risultati e nelle conclusioni dell’articolo». I redattori della rivista hanno pubblicato una nota ufficiale in cui spiegano che l’articolo è stato ritirato perché c’erano riserve sulla «selezione dei dati, l’analisi e le conclusioni derivanti». Quanto l’addendum richiesto, come si legge ancora nella nota, «non è stato considerato adatto alla pubblicazione», e di conseguenza «la ritrattazione è stata la linea d’azione più appropriata per mantenere alti i livelli dei contenuti scientifici pubblicati sulla rivista», come spiegato al Guardian.


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