Il governo pensa di fare cassa sulle pensioni. Quota 41, sogno di Salvini, resta al palo

Si punta da una finanziaria da 25-30 miliardi ma servono fondi. Ci sarà, in parte, una rivalutazione in base all’inflazione

Far cassa di nuovo sulle pensioni, rivalutandole solo in parte all’inflazione. Questa l’opzione che potrebbe interessare il governo Meloni verso una legge di bilancio sempre più complessa. Ne parla oggi Repubblica ricordando l’ultimo taglio, nel 2022 di 10 miliardi in tre anni della spesa previdenziale e quasi 37 miliardi nel decennio. Quest’anno si punta da una finanziaria da 25-30 miliardi, ma il deficit non arriva neanche a un quinto. Manca ancora un mese alla Nadef, la nota che aggiorna il quadro macroeconomico, poi, a ottobre sarà definito il Dpb, ovvero il documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles. L’anno scorso si scelse di passare da un metodo più favorevole di rivalutazione all’inflazione (il “metodo Prodi” per scaglioni come l’Irpef, (ripristinato dal governo Draghi) a uno meno favorevole (il “metodo “Letta” per fasce).


Tramonta il sogno di Quota 41

Chi rimarrà male sul tema delle pensioni è Matteo Salvini. Stavolta niente «Quota 41» e nessuna vera riforma della legge Fornero. L’uscita dal lavoro uguale per tutti a prescindere dall’età anagrafica con 41 anni di contributi resta un obbiettivo ma il segretario della Lega e ministro delle Infrastrutture e trasporti ha capito che non può insistere, per ora, sul tema. Lo ha precisato ieri il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti «l’ammontare della manovra dipenderà anche da fattori di tipo europeo. A metà mese discuteremo, forse troveremo un accordo forse no, sulle nuove regole di bilancio Ue». Per ora riporta La Stampa verrà prorogata per un anno l’attuale Quota 103, come somma di 41 anni di contributi e 62 anni di età. Una ipotesi è quella di ampliare l’Ape Social, estendendola ad altre categorie come lavoratori usuranti e donne.


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