Emilia-Romagna, ponte pedonale crolla durante il collaudo. L’ingegnere: «Avremmo potuto mettere meno peso»

Dopo cinque anni di attesa, i lavori dovranno ricominciare

Faceva parte delle opere da ricostruire in seguito all’alluvione dell’Emilia-Romagna dello scorso maggio la passerella ciclopedonale crollata durante il collaudo a Riolo Terme, in provincia di Ravenna. Giovedì era tutto pronto, la passerella era stata installata ed era stato dato il via libera alla prova di carico del piccolo ponte sul torrente Senio, nel parco della Vena del Gesso. Ma al momento di dover sostenere il peso, la struttura per la quale sono stati speso 150 mila euro di fondi regionali, ha ceduto, collassando e lasciando il tratto inagibile. L’accesso rimarrà vietato finché le parti danneggiate non saranno rimosse. La ricostruzione della passerella era prevista dal 2018, quando era stata chiusa per evitare pericoli. Dopo la pandemia i lavori erano iniziati, ma quel che era stato fatto è stato spazzato via dalla furia del Senio in piena lo scorso maggio. La passerella rientrava tra gli interventi di valorizzazione delle aree di attrazione naturale e di rilevanza strategica


500 chili per metro quadro

A cedere è stato un ramo d’acciaio del ponte, su cui non si trovava nessuno. Un eccesso di zelo? Così descrive la dinamica  l’ingegner Stefano Peroni, dell’omonimo studio che ha curato il progetto, a Il Resto del Carlino: «Avevamo raggiunto il carico massimo e la passerella ha avuto una deformazione importante. Si trattava di un progetto tarato al minimo chilo d’acciaio ed evidentemente il carico che abbiamo voluto dare è stato troppo grande». Quanto più grande? Tutti erano d’accordo per provare a raggiungere i 500 chili per metro quadro. «È il collaudatore che decide di svolgere le prove di carico perché, non trattandosi di un ponte stradale, il collaudo poteva avvenire anche solo guardando i calcoli. Tuttavia ero d’accordo io stesso perché il disegno era molto particolare. Inoltre, secondo la normativa, ci saremmo potuti fermare a 370 chili», continua Peroni.


Le modifiche al progetto

E ancora: «Avremmo potuto eseguire delle letture progressive. Con un carico di 250 chili per metro quadro non c’erano stati problemi e le deformazioni erano nell’ordine che ci aspettavamo. Una volta raggiunto quello step abbiamo proseguito. Con il carico massimo, però, si è spezzato uno dei due rami in acciaio a cui erano ancorati gli stralli, dopodiché si è sviluppato il cedimento a catena». Restano da chiarire comunque le cause del cedimento. Pare che in corso d’opera il progetto aveva subito delle modifiche: un tirante sarebbe stato spostato più indietro, per non ricadere in una proprietà privata. Anche i cavi non sarebbero stati realizzati come previsto per ragioni economiche.

In copertina: FABIO PELOSO / Ravenna Today

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