Migranti, Mattarella: «Dal loro inserimento a scuola dipende il futuro dell’Italia. Aumentare gli stipendi agli insegnanti» – Il video

L’intervento del Presidente della Repubblica per l’inaugurazione dell’anno scolastico da Forlì, tra le città più colpite dalle alluvioni dei mesi scorsi

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato oggi presso l’istituto Saffi-Alberti di Forlì, una delle città più colpite dalle alluvioni di maggio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico. Un’occasione che, ha dichiarato, «da sempre costituisce un’opportunità, una forte ragione di impegno comune, un motivo di speranza». Soprattutto in Romagna, nonostante i danni provocati dalle alluvioni: la riapertura regolare degli istituti, secondo Mattarella, è «segno, forte e concreto, di tenacia e di resistenza». La scuola, ha aggiunto, è d’altronde «la prima e la più importante risposta al degrado. La buona scuola è lo strumento più efficace e prezioso di cui la Repubblica dispone per creare e diffondere tra giovani generazioni una cultura della legalità, della convivenza, del rispetto». A tal proposito, ha proseguito, bisogna «incoraggiare il lavoro di tanti insegnanti, entusiasti e volenterosi, aiutare la loro strada per camminare insieme agli studenti, evitando che cambino ogni anno, con la necessità di ricostruire ogni volta il rapporto con loro. Assicurando loro condizioni economiche adeguate e restituendo pienamente alla loro funzione il prestigio che le compete nella società e che talvolta è messo in discussione da genitori che non si rendono conto di recar danno ai propri figli».


L’integrazione

Il tema dell’istruzione si intreccia a quello dell’immigrazione, particolarmente attenzionato nelle ultime settimane: a detta di Mattarella, «va considerato con attenzione che le nostre classi sono frequentate da circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri. Un decimo degli iscritti nei nostri istituti. Si tratta di un impegno educativo imponente. Studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia». «La scuola – ha aggiunto il Presidente – deve essere sempre più aperta, accogliente, integrante». Anche perché, prosegue, «la peculiarità della condizione di migranti, unita alle condizioni di povertà di molte loro famiglie, fa sì che queste ragazze e questi ragazzi siano esposti – più di altri – a ritardi o abbandoni scolastici. Non si cresce con il necessario spirito civico nell’isolamento. Perché forme, pur non dichiarate né intenzionali, di separazione producono rischi gravemente insidiosi per l’intera società. Dobbiamo scongiurare il rischio di giovani che, crescendo al di fuori dei canali scolastici, traducano la loro marginalizzazione in rifiuto della convivenza o come impulso alla ribellione».


La lotta all’abbandono scolastico

Per questo bisogna intervenire anche con «politiche volte a investire sui giovani e sul futuro, con interventi strutturali per colmare i divari tra i territori, con strategie per ampliare le opportunità e i percorsi di integrazione e solidarietà, con la repressione dei reati, in particolare dell’attività delle organizzazioni criminali che cercano di imporsi come alternativa alla vita civile, alla legalità, alle stesse istituzioni democratiche». Anche perché «i riflettori della cronaca recente si sono appuntati su alcuni casi di gravissima devianza che hanno visto dei ragazzi come protagonisti. Rapine, omicidi, risse tra bande giovanili, intollerabili violenze e molestie ai danni delle ragazze, inaccettabili episodi di bullismo e di prepotenza che mortifica altri ragazzi». «Tutto questo rende ancor più fondamentale combattere, con sempre maggior determinazione, l’abbandono scolastico», ha aggiunto. «La scuola deve correre per stare al loro passo e può farlo soltanto rendendo i giovani protagonisti, rafforzando il dialogo tra insegnanti e famiglie e con la realtà sociale in cui è inserita. Dobbiamo credere nei giovani. Puntare su di loro. Aiutarli nella crescita. Perché la scuola siete voi, care ragazze e cari ragazzi. La scuola è il vostro cammino di libertà. Buona strada», ha concluso.

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