L’inchiesta sui voti comprati per i Mondiali in Qatar, mandato d’arresto per l’ex Fifa bin Hammam

Squalificato dalla Fifa dal 2011 per corruzione, il qatariota ex capo della confederazione asiatica è accusato di corruzione nell’inchiesta sull’assegnazione dei Mondiali del 2022

Si allarga l’inchiesta della giustizia francese sull’assegnazione dei Mondiali in Qatar nel 2022. Il giudice Serge Tournaire ha emesso un mandato di cattura internazionale per Mohamed bin Hamman, ex presidente della Confederazione asiatica e considerato l’artefice dell’attribuzione dei mondiali di calcio al Qatar. Nel 2010 aveva anche sfidato Sepp Blatter alla guida della Fifa. Nell’inchiesta per corruzione sul voto nella Fifa, riporta l’Equipe, la giustizia francese ha già iscritto nel registro degli indagati il consulente di intelligence Jean-Charles Brisard, l’avvocato Géraldine Lesieur e l’ex vicepresidente della Fifa ed ex capo della Confederazione calcistica dell’Oceania, Reynald Temarii. Il mandato d’arresto per bin Hamman risale al 22 giugno scorso ed è il primo che riguarda un funzionario sportivo del Qatar. Secondo gli inquirenti francesi, bin Hamman avrebbe corrotto Temarii, convincendolo a non votare per l’Australia. L’ex dirigente era già finito sotto accusa per le rivelazioni del Sunday Times, che aveva diffuso le intercettazioni in cui Temarii sembrava vendere il suo voto per l’assegnazione dei Mondiali nel 2018 e nel 2022. Per quelle accuse la Fifa lo aveva sospeso. Stando a quanto emerso dalle indagini, nel novembre 2010, prima di prendere la sua decisione, Temarii andò con sua moglie a Kuala Lumpur dove incontrò bin Hamman, che gli aveva pagato il viaggio. In quell’occasione il qatariota offrì più di 300mila euro al polinesiano per difendersi. In quel periodo bin Hamman era in corsa per la guida della Fifa contro Blatter. Per quella campagna è stato poi squalificato nel 2011, con l’accusa di aver comprato voti per la sua elezione.


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