In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀAlberto GenoveseInchiesteLombardiaMilanoPedopornografiaViolenza sessualeViolenza sulle donne

Nuovi guai per Alberto Genovese, chiesto un nuovo processo: le accuse di stupro e detenzione di materiale pedopornografico

29 Settembre 2023 - 23:05 Redazione
L'istanza di rinvio a giudizio riguarda anche l'ex fidanzata Sarah Borruso e l'ex braccio destro dell'imprenditore, Daniele Leali

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Alberto Genovese, il noto imprenditore del web già condannato per stupro ai danni di due modelle, e ora rischia un nuovo processo per sette presunte violenze sessuali aggravate e di gruppo, un tentato stupro, detenzione di materiale pedopornografico e intralcio alla giustizia. L’istanza di rinvio a giudizio, che dovrà essere vagliata dal gup, riguarda anche l’ex fidanzata Sarah Borruso (anche lei già condannata), che – secondo i pm – sarebbe coinvolta in alcuni casi di abusi con il 46enne. Così come l’ex braccio destro di Genovese, Daniele Leali, imputato per intralcio alla giustizia e per la cessione di droga nei famosi festini di Terrazza Sentimento.

Le accuse

Le accuse al 46enne riguardano reati che avrebbe commesso tra il marzo 2019 e il novembre 2020 tra Milano, Ibiza e Formentera, ai danni di una modella di 22 anni, in un caso anche «con la collaborazione» dell’ex fidanzata. La coppia è imputata, inoltre, per un tentativo di abusi su un’altra ragazza di 28 anni, avvenuti nel febbraio 2020. Secondo l’accusa, il metodo dell’ex fondatore di start up digitali era sempre lo stesso: abusava di loro quando erano «in stato di semi incoscienza» provocato dalla somministrazione di droghe. L’accusa di intralcio alla giustizia, contestata anche all’amico Leali, riguarda, invece, il tentativo di offrire, prima dell’arresto del novembre 2020, poche migliaia di euro alla sua prima vittima – la modella 18enne – in cambio di una sua ritrattazione su quelle 20 ore di abusi nella notte dell’ottobre 2020. Quanto alla detenzione di materiale pedopornografico, infine, il riferimento è alla orami nota cartella chiamata “La Bibbia 3.0”, dove la polizia postale trovò foto di minori nude e in atteggiamenti sessuali.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti