Alberto Genovese ai pm dopo le nuove accuse: «Meno male che mi avete arrestato: mi avete salvato»

Le dichiarazioni dell’imprenditore durante l’interrogatorio in Procura durato quasi tre ore per la seconda tranche di indagini su altre accuse di violenze sessuali ai danni di due ragazze

«Meno male che mi avete arrestato, perché così mi avete salvato dalla tossicodipendenza e dai miei errori». A parlare è Alberto Genovese, il noto imprenditore del web condannato per stupro, durante l’interrogatorio durato quasi tre ore in Procura. Si tratta della seconda tranche delle indagini per ulteriori accuse, come altri episodi di violenze sessuali contro due ragazze, con lo stesso schema dell’utilizzo di cocaina e sempre risalenti tra settembre e ottobre 2020 (nonché pochi giorni prima della nota festa a Terrazza Sentimento in cui avrebbe subito abusi la 18enne prima vittima accertata). Genovese si è difeso davanti ai pm mantenendo la stessa linea del primo processo, ovvero che anche questi presunti stupri sono avvenuti in un contesto di festini in cui tutti i presenti si drogavano. Oltre al fatto che lui, nelle condizioni di tossicodipendenza in cui era, pensava che le vittime fossero consenzienti. Versione che l’accusa rigetta in toto. Ha poi aggiunto che in clinica e in carcere a Bollate è riuscito a curarsi dalla tossicodipendenza.


Le altre accuse

Tra le accuse c’è anche quella di intralcio alla giustizia, dovuta al fatto di aver dato poche centinaia di migliaia di euro alla modella 18enne che l’ha denunciato e fatto finire in carcere il 6 novembre 2020. Denaro che sarebbe stato dato in cambio di una sua ritrattazione su quelle 20 ore di abusi nella notte dell’ottobre 2020. In questo caso, l’imprenditore 46enne si è difeso dicendo che avrebbe versato quei soldi perché era convinto di aver concordato una prestazione a pagamento. Ma la ragazza ha smentito da subito. C’è poi l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico per la cartella chiamata “La Bibbia 3.0” dove la polizia postale trovò video e foto di minorenni. A questo proposito, Genovese ha avanzato delle ammissioni, anche se ha cercato di precisare meglio il modo in cui aveva effettuato quelle ricerche on line. Ora la Procura dovrò chiedere il rinvio a giudizio nel procedimento che vede indagati anche l’ex braccio destro di Genovese, Daniele Leali, e l’ex fidanzata.


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