La climatologa Giacomin: «Basta confondere cambiamento climatico e riscaldamento globale» – I video

Ospite al festival di Open, la presidente dell’associazione Italian Climate Network spiega perché spesso si confondono termini e temi, come per climatologia e meteorologia

«Si tende a confondere meteorologia e climatologia». Questo è il fenomeno descritto da Serena Giacomin – climatologa, meteorologa e presidente dell’associazione Italian Climate Network – che si verifica quando le condizioni meteo portano sul nostro Paese temperature più fredde della media, diventando spesso un pretesto usato da molti per negare che il pianeta Terra si stia surriscaldando a ritmi che rendono ogni giorno più difficile mitigare gli effetti e ridurre l’intensità del cambiamento climatico. A margine del Festival di Open – Le sfide del Futuro, l’esperta ha spiegato quali sono gli scenari più estremi che si prospettano per il sistema clima e come cittadini e istituzioni possono lavorare assieme per scongiurarli.


A chi si impegna personalmente per rallentare il cambiamento climatico, molti rispondono che sono le istituzioni a dover agire, perché le azioni individuali sono una goccia nel mare. Cosa ne pensa?


«È importante che un individuo diventi più consapevole, porti avanti delle azioni effettivamente virtuose nei confronti dell’ambiente che lo circonda. È certo però che l’azione dell’individuo è un’azione che riesce ad avere un impatto nel momento in cui diventa un’azione collettiva. Quindi bisogna cercare di far sì che ciò accada. La collettività deve poi riuscire andare vita a quella che viene definita l’azione sistemica, quindi un’azione che arrivi dall’alto e che poi possa permettere a individuo e collettività di cambiare effettivamente e su larga scala. Ci si chiede poi: “Di chi è che ha la responsabilità di dover cambiare?”. Ciascuno di noi ha questa responsabilità, a partire dal singolo cittadino che deve ritrovare la voglia anche di andare a votare e magari scegliere chi votare in base all’impegno che viene portato avanti nei confronti dell’ambiente e del cambiamento climatico».

Quest’estate ha alternato molte fasi estremamente calde ad altre decisamente fresche. È bastato questo a chi nega l’esistenza del cambiamento climatico per tornare alla carica.

«Si tende a confondere il cambiamento climatico con il riscaldamento globale. Si tende a confondere soprattutto meteorologia e climatologia. Noi abbiamo tutti i giorni a che fare con la meteorologia, che è quella materia scientifica basata sulla fisica dell’atmosfera, che ci restituisce come informazione
le previsioni del tempo per come tutti le conosciamo. La meteorologia ha una fluttuazione molto rapida,
quindi ora per ora, giorno per giorno. La climatologia in cui invece ha una base molto più statistica. Per definire una variabile climatica abbiamo bisogno di almeno trent’anni di dati alle spalle».

Ma quindi le temperature sotto la media come si spiegano in un mondo sempre più caldo?

«All’interno di questi decenni ci sono delle fluttuazioni meteorologiche che ci possono anche portare a vivere delle situazioni di temperature negativamente anomale, quindi più basse rispetto alla norma. Il riscaldamento globale può essere definito la causa scatenante. Con l’emissione la maggior concentrazione di gas serra in atmosfera, questa atmosfera tende a scaldarsi sempre di più a livello globale. I cambiamenti climatici, poi, sono tanti, quindi a partire dalla fusione dei ghiacci innalzamento dei mari, ma se vogliamo anche perdita di biodiversità. All’interno dei vari effetti, e quindi all’interno dei cambiamenti climatici, c’è anche la cosiddetta estremizzazione climatica che ci porta a vivere, a livello meteorologico, delle situazioni che sono estreme e quindi opposte tra di loro».

Forse il picco più estremo che si prospetta è l’arresto della Corrente del Golfo.

«E a proposito di estremizzazione climatica, se la Corrente del Golfo dovesse indebolirsi a tal punto da interrompersi, noi in realtà vivremmo un clima estremamente più freddo rispetto a quello in cui stiamo vivendo oggi, ma soprattutto rispetto a quello in cui noi ci siamo sviluppati come società e come la conosciamo adesso come sistema socioeconomico. E forse questo è il punto chiave di tutto quanto: parliamo del clima come se fosse un problema ambientale. In realtà, tutto dipende dal clima in cui noi viviamo, come sono fatte le nostre città, come sono state costruite. Qual è il sistema produttivo su cui noi
basiamo tutte le nostre varie attività, le nostre industrie, la nostra modalità è tutta misurata in base al clima in cui noi abbiamo vissuto negli ultimi decenni. Se in qualsiasi modo andiamo ad alterare questo clima, ecco che ci ritroviamo delle situazioni disadattate e quindi non più capaci di assorbire questi cambiamenti».

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