Perché Marta Fascina deve tornare in Parlamento: «Insieme al lutto ci sono anche gli obblighi con gli elettori»

La “moglie” di Berlusconi non si è fatta vedere a Paestum. Ma secondo il giuslavorista Pozzoli deve superare il lutto

Alla fine, come da previsioni, Marta Fascina non si è fatta vedere a Paestum, dove è andata in scena la kermesse di Forza Italia in ricordo di Silvio Berlusconi. La “moglie” ha pubblicato sui social un’elegia dell’ex compagno. La sua prima – e finora ultima – uscita pubblica rimane la partita del Monza per il trofeo Silvio Berlusconi. E oggi Il Giornale parla con il giuslavorista Cesare Pozzoli, che spiega come l’assenza dal Parlamento di Fascina viola il vincolo morale con gli elettori. «In linea generale l’elaborazione del lutto può riempir uno, due giorni, massimo tre. Può dipendere dai contratti collettivi e c’è anche qualche contratto che distingue il grado di parentela del defunto. Un conto è se ti muore la mamma, altra cosa è un figlio», premette l’avvocato con studio a Napoli.


Il lutto

Ma, spiega subito dopo Pozzoli, questo vale per i lavoratori dipendenti. «La posizione del deputato non è paragonabile né assimilabile a quella dell’operaio, dell’impiegato o del dirigente», aggiunge. «Chi va in ufficio o in azienda ha a disposizione questa finestra temporale di un paio di giorni. Poi deve farsi forza e rientrare nel circuito produttivo. Fra l’altro c’ è chi ritiene che spesso la fatica quotidiana è un modo per alleviare e superare il distacco dalla persona amata», spiega ancora. Mentre «se uno ha un crollo, una malattia, un esaurimento nervoso, si farà certificare questo stato di grave prostrazione dal medico e con lo scudo di quel certificato potrà rimanere a casa, per un periodo che può arrivare fino a un anno. Naturalmente, il lavoratore in questione può essere sottoposto in qualsiasi momento ad una visita fiscale dei medici dell’Inps».


Gli obblighi dei parlamentari

Ma questo non è il caso di Fascina. Perché «i parlamentari non hanno certo il dovere giuridico di andare a Montecitorio o Palazzo Madama e i giornalisti si divertono spesso a compilare classifiche degli assenteisti che incassano migliaia di euro ma non hanno tempo per raggiungere il Palazzo. Qui stiamo raccontando un’altra storia, segnata dalle lacrime e da un dolore devastante». In questa situazione il punto non sono gli obblighi giuridici: «Sono in gioco sentimenti profondi, una sensibilità fortissima e insieme il proprio senso di responsabilità. È chiaro che ci si deve muovere con delicatezza in un terra che pensiamo di conoscere e invece ci sfugge».

Le dimissioni

E conclude: «Io credo che nessuno voglia mettere fretta a una donna che ha assistito alla morte dell’uomo che amava; le sollecitazioni di queste ore mi sembrano inviti accorati a riprendere il posto che le spetta in società. Tutti si augurano che Marta Fascina trovi le energie e le risorse per riavvicinarsi a Montecitorio. Non ci sono adempimenti, semmai verso gli elettori, sotto il profilo morale. Se l’impossibilità a riprendere lo spazio pubblico dovesse proseguire, penso che lei ne prenderebbe atto. E a quel punto ragionerebbe sulle proprie dimissioni, proprio per rispetto verso le istituzioni, i cittadini che l’hanno votata e la vita pubblica del Paese».

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