13enne bullizzato e preso a calci e pugni, la rabbia del padre: «Li ho denunciati 5 volte, ma restano impuniti»

Il ragazzo è stato aggredito e colpito alla testa con una pietra in questi giorni

Bullizzato ripetutamente. Cinque denunce da marzo, due ricoveri in ospedale, e nessuna intenzione a fermarsi. La vittima è un ragazzo di 13 anni, aggredito a calci e pugni – e colpito con una pietra alla testa – domenica pomeriggio in strada Nuova a Pavia. A denunciare la vicenda è il padre, un cittadino italiano 55enne di origine egiziana. «Mio figlio è un ragazzo buono, fa già la prima superiore perché ha iniziato le scuole anzitempo: è integrato, parla quasi solo italiano anche con noi. Io so chi sono quegli altri: due italiani e un africano», racconta il papà precisando che a suo avviso non si tratterebbe di una questione di razzismo. L’inferno del 13enne è iniziato almeno a marzo quando finì in ospedale, con sette giorni di prognosi. Ora, con la recente aggressione, se ne aggiungono altri trenta.


Vivere con il terrore

In famiglia vivono con il terrore: «Quando lui era a casa da scuola e io al lavoro, non usciva più. Mi aspettava e andavamo fuori insieme, io non mi cambiavo nemmeno. Si può dire che lo scortassi e l’ho fatto spesso anche dopo. Quindi viveva di sera, andava fuori solo se c’ero anche io. Di giorno televisione e videogiochi. Anche domenica all’ospedale sono rimasto lì tutta la sera con ancora le scarpe da lavoro. Quasi dormivo in piedi», racconta il 55enne al Corriere della Sera. «Ho denunciato cinque volte. Mi chiedo se i genitori di questi ragazzi siano al corrente di come passano il tempo i loro figli. Appena lo vedono lo prendono di mira. Lo cercano. Davvero, non so spiegarmelo. Di certo mio figlio non va a procurarsi grane», prosegue a colloquio con Davide Maniaci.


«Non sono ancora stati puniti»

Il padre lamenta di sentirsi scoraggiato perché per il momento i carnefici del figlio non hanno ancora ricevuto una punizione. Sollecitato su cosa vorrebbe dire ai bulli del 13enne, il 55enne risponde: «Dovrei trovarmeli faccia a faccia. Forse di smetterla e lasciarci in pace. Che devono capire che stanno prendendo una strada sbagliata e pericolosa, perché se non hai scrupoli a malmenare un bambino che non ti ha fatto niente, allora potresti fare ben di peggio in futuro». E chiosa: «Mi sfogo in modo più ampio: sappiamo tutti che nonostante sia vietato vendere alcol ai minorenni, è facilissimo procurarselo. C’è l’amico di 18 anni che lo compra per tutti, o c’è qualche venditore che fa finta di niente. Le storture di questa società sono tante, non spetta a me cambiarle. Io e la mia famiglia vorremmo solo trovare una serenità che adesso manca».

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