Gerusalemme, l’appello dei giovani italiani bloccati sotto i missili di Hamas: «Fateci tornare a casa». Poi il rientro a casa «scortati fino in Giordania» – Il video

L’appello rivolto al ministro Tajani ha fatto scattare l’organizzazione per il rientro a casa delle 38 persone

Valentina, Nickolas e Samu e altre 35 persone sono partite per Gerusalemme in un viaggio culturale, che ben presto, dopo gli attacchi di Hamas, è diventato un incubo. Il gruppo è arrivato in Terra Santa il 29 settembre e sarebbe dovuto tornare il 7 ottobre. Sono rimasti tutti bloccati nell’hotel St. Regis di Gerusalemme, sotto l’allarme delle sirene, senza possibilità di una fuga. Il loro appello girato ieri sui social è diventato virale tanto da attivare la macchina dei soccorsi che, tramite la Farnesina, ha permesso il rientro in patria questo pomeriggio.


L’appello sui social

«Non siamo partiti a causa degli attacchi che ci sono stati – spiega Valentina in un appello che circola sui social, lanciato dai parenti -. Non sappiamo cosa fare, stiamo cercando di farci sentire, stiamo cercando di contattare chi di dovere, ma nessuno ci dà notizie utili». La ragazza spiega che hanno provato a prenotare dei voli ma questi vengono puntualmente cancellati. «Non sappiamo se torneremo a casa martedì, mercoledì o giovedì, non si sa». Nel video i giovani fanno un appello «al ministro degli Esteri Tajani e alla Farnesina», perché «siamo in gruppo in cui ci sono bambini, neonati. Non sappiamo come fare. Per favore un aiuto per farci tornare a casa sani e salvi».


Il gruppo fa parte della Chiesa della Restaurazione di Verona

Secondo quanto riporta La Stampa, il governatore della regione Veneto Luca Zaia ha subito informato la Farnesina, con la quale è in contatto costante. Il gruppo dei ragazzi, tra cui 5 bambini e 6 adolescenti e due neonati farebbe parte della Chiesa della Restaurazione di Verona. Sbarcato a Tel Aviv, dopo un tour in Cisgiordania era arrivato nella città israeliana. «Qui non scherzano – dice Genny Senigallia, 36 anni a La Stampa – abbiamo saputo che avrebbero già preso degli ostaggi stranieri. Gerusalemme pare morta, non transita una macchina. Ieri abbiamo sentito le urla di giubilo dei palestinesi per le vittime israeliane provocati dall’attacco». «Sabato 7 – racconta la donna – stavamo andando al Muro del Pianto quando sopra le nostre teste è volato un missile. Non sappiamo come rientrare, e facciamo appello alle nostre autorità diplomatiche. Le uniche compagnie che volavano – conclude – sono Israir e Eiai: chiedevano 1.500 euro per un biglietto per l’Italia, e adesso sono esauriti».

La soluzione che ha permesso il rientro del gruppo

I 38 pellegrini è rientrato con un volo dalla Giordania. Stamane il deputato di Fratelli d’Italia, Marco Padovani aveva spiegato il rientro a L’Arena. «Questa mattina – ha detto -, anche a seguito di numerose telefonate con i colleghi della Commissione Affari Esteri, in stretto contatto con la Farnesina, ho ricevuto notizie rassicuranti per le 38 persone partite con il tour operator da Peschiera del Garda e bloccate in Israele. Il convoglio – ha spiegato il parlamentare veneto – sarà scortato via terra ad Amman, in Giordania, dove poi avranno la possibilità di imbarcarsi e tornare in patria».

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