L’emicrania di Corrado Formigli: «È iniziata quando ero giovane, ora mi curo con gli anticorpi monoclonali»

Il conduttore di Piazzapulita: cominciati quando avevo 12 anni. Sono una sofferenza indicibile

Il giornalista Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, soffre di emicrania. I dolori sono iniziati quando era appena adolescente. E sembrano accompagnarlo sempre. Tanto che definisce il mal di testa un compagno di vita: «Non è vita. Te ne godi solo un pezzo. Sei un invalido, specie quando ti svegli al mattino con le tempie che pulsano, svuotato. E magari è il giorno in cui devi sostenere quattro ore di diretta». Ma adesso, dice al Corriere della Sera, sembra aver trovato una cura che funziona: «La svolta è stata una nuova terapia a base di anticorpi monoclonali, iniezioni che ho fatto per tutto il 2022 e il cui effetto sta perdurando. Sono riuscito a entrare nel protocollo di cura grazie alla gravità della malattia. Avevo fino a 10 crisi al mese. Niente faceva effetto. Una sofferenza indicibile».


Una sofferenza indicibile

Formigli racconta a Margherita De Bac che il decorso della malattia è un po’ strano: «L’emicrania è crudele e allo stesso tempo pietosa, almeno con me. Il giovedì mi saliva l’adrenalina ed era come se contrastasse le crisi. Poi il venerdì crollavo. Certe volte sono andato in onda dopo aver tentato di tutto per avere sollievo. Mi imbottivo di farmaci di ogni genere fino al punto di intossicarmi». I dolori sono cominciati quando il conduttore aveva 12 anni: «Mamma capì al volo che qualcosa non andava. Come scusa per saltare la scuola utilizzavo altri sistemi, tipo il termometro a mercurio poggiato sul termosifone. Allora abitavamo a Firenze e il professore bravissimo che mi visitò mi spiegò che l’emicrania non ha un’unica causa. È una reazione agli stimoli dell’ambiente».


L’emicrania senza aura

Formigli dice di soffrire del tipo di emicrania senza aura: «Ho crisi lancinanti che, pur non dando annebbiamento della vista, impediscono di fare qualsiasi cosa. Da giovane ero capace di restare in camera al buio per una intera giornata. Da adulto ho imparato a conviverci». E racconta che nel 2014, quando è andato a Kobane, ha dimenticato «lo zainetto con i farmaci nell’auto di un contrabbandiere. Disperato, devastato, vado in diretta. Il caschetto in testa acuisce il dolore. È stato il servizio più importante della mia professione e il peggiore momento della mia vita». Dice che tra i fattori ambientali che scatenano il mal di testa a lui dà fastidio «il vento, freddo o caldo. E poi il whisky. Quando ne bevevo un po’, il mattino successivo mi svegliavo con le fiamme in testa».

Il mal di testa

Anche suo padre ne ha sofferto: «Papà mi descriveva il suo mal di testa atroce, che aveva però una causa specifica, la nevralgia del trigemino». Quando arriva il dolore si sente «solo, circondato da acqua». Gli anticorpi monoclonali sono molecole biologiche in grado di riconoscere, e neutralizzare in maniera specifica un determinato antigene. L’ospedale Niguarda di Milano spiega che le terapie che sfruttano gli anticorpi monoclonali contro la cefalea si chiamano anti-CGRP. L’anticorpo agisce specificamente su CGRP, una piccola proteina coinvolta nei meccanismi che portano al dolore dovuto all’emicrania. Con il blocco del recettore per il CGRP si ottiene un doppio effetto: da una parte si evita l’infiammazione e dall’altra si arresta la trasmissione centrale del dolore. Nel 25% dei casi con terapia prolungata si arriva alla scomparsa del fenomeno.

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