L’esplosione del gasdotto nel Mar Baltico finisce sul tavolo della Nato e la linea Finlandia-Estonia resterà per 5 mesi fuori servizio

Secondo il premier finlandese, l’esplosione del Baltic Connector sarebbe il risultato di «un’attività esterna»

Il gasdotto Finlandia-Estonia della Baltic Connector resterà per cinque mesi fuori servizio per le riparazioni, secondo quanto segnala l’operatore. Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 ottobre, le tubature hanno subito un’anomala perdita di pressione, con il premier finlandese Sauli Niinisto che ha parlato di «un’attività esterna». Si sospetta un sabotaggio E il caso è tra i temi sul tavolo della riunione della Nato a Bruxelles. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha precisato: «Se sarà mostrato che c’è stato un atto ostile contro una infrastruttura della Nato, sarà un fatto molto serio e la risposta sarà forte e determinata». Stoltenberg ha parlatoin un punto stampa insieme a Volodymyr Zelensky, oggi in visita a Bruxelles.


Il precedente del Nord Stream

In seguito all’incidente, avvenuto intorno alle 22.20 ora italiana dell’8 ottobre, l’istituto sismologico norvegese Norsar ha rilevato quella che definisce «una probabile esplosione al largo della costa finlandese del Mar Baltico». Il presunto sabotaggio volontario del Baltic Connector fa tornare alla mente quanto accaduto lo scorso anno a un altro gasdotto: il NordStream, che collega(va) Russia e Germania. In quel caso, le tubature erano state fatte saltare in quattro diversi punti, facendo pensare subito a un sabotaggio. A marzo di quest’anno, il New York Times – citando fonti statunitensi – ha puntato il dito contro un gruppo filo ucraino, anche se non è chiaro il ruolo di Zelensky. Che si sia trattato di un atto volontario appare quasi scontato. Ad oggi però non ci sono certezze su chi siano i veri responsabili.


Le conseguenze sull’Europa

Il presunto sabotaggio del Baltic Connector non dovrebbe avere grandi implicazioni per la fornitura europea di gas, con il sistema finlandese che può continuare a fare affidamento sul terminale galleggiante Inkoo Lng. Gli interrogativi, semmai, riguardano la sicurezza delle infrastrutture energetiche europee in un doppio contesto di guerra: da un lato l’Ucraina, dall’altro Israele. «Quando si tratta di gas, l’Europa si prepara ad affrontare un inverno sicuro. Tuttavia, ciò dipende dall’integrità del suo gasdotto e dell’infrastruttura Gnl – ha scritto su X Simone Tagliapietra, membro del think tank Bruegel -. Sabotaggi o interruzioni potrebbero avere gravi conseguenze».

Il gas

Ad avere ripercussioni sull’Europa non è tanto l’attacco al Baltic Connector quanto la chiusura dell’impianto di Tamar, al largo di Israele, colpito da alcuni attacchi di Hamas. Il gas proveniente da quell’hub passa per l’Egitto per finire poi (anche) in Europa. E non è ancora chiaro l’impatto che avrà l’escalation del conflitto israelo-palestinese sui flussi di gas.

Credits foto: La nave pattuglia Turva nel Golfo di Finlandia vicino a una condotta e a un cavo sottomarino danneggiati EPA/FINNISH BORDER GUARD (10 ottobre 2023)

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