Il regista Sorrentino contro Sangiuliano: «Con il taglio ai fondi per il cinema crea disoccupati»

Ieri il ministro della Cultura aveva garantito a Giorgetti 100 milioni di tagli

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in una lettera inviata al responsabile dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e rivelata da Domani ha assicurato 100 milioni di euro di tagli sul cinema. Successivamente la sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha chiarito che il taglio al settore sarebbe stato più contenuto. «Oltre al 5% che vale per tutti i ministeri, per la restante parte l’intervento sarà di 14 milioni di euro e quelli che vengono tolti, vi assicuro, non peseranno», ha fatto sapere. Ma oggi il regista Paolo Sorrentino va all’attacco. E in un’intervista a la Repubblica chiede al ministro di ripensarci. «In tanti anni non si era mai visto. Ti chiedono di tagliare 50 e tu rispondi no, per favore, tagliatemene 100: mi pare una posizione stravagante, miope e senza alcuna logica poiché slegata sia dalla protezione della cultura, sia soprattutto dal valore economico».


Il taglio e il tax credit

Sorrentino spiega a Giovanna Vitale che «il taglio andrebbe a intaccare il tax credit che – va sempre sottolineato perché conosco le reazioni di chi dice che vogliamo finanziamenti a pioggia per fare film che poi non vede nessuno – è un incentivo fiscale che a fronte di un euro ne genera tre, quindi crea profitto. Un dato verificabile, basta guardare il gettito Iva. Ha contribuito a rafforzare un’industria dove c’è la piena occupazione. Io, per trovare maestranze che lavorino per me, devo fare i salti mortali. Perché nel cinema, forse il ministro dovrebbe saperlo, non esistono solo i famosi quattro registi di sinistra che, appunto, sono solo quattro. Tutto il resto, altre 200mila persone votano a destra, a sinistra e al centro. Quindi, se la si vuole intendere come una punizione nei confronti di qualcuno, mi sembra un grande autogol».


La marcia indietro

E chiede al ministro «di fare marcia indietro e soprattutto di confermare le cifre che c’erano. Per una ragione molto semplice: non perché quelli che non incassano al botteghino devono fare comunque i film, un tormentone senza senso, ma perché le produzioni cinematografiche per investire molti soldi a medio termine – è così che funziona – hanno bisogno dell’affidabilità dell’interlocutore. Se l’interlocutore dichiara: “Adesso taglio”, e lascia capire che potrà farlo anche domani, la produzione cinematografica, italiana o straniera che sia, se ha la possibilità dice: non andiamo in Italia, andiamo in Spagna o altrove, dove il tax credit è affidabilissimo. E finisci col perdere anche le produzioni che potrebbero usufruire del tax credit rimasto. È questo che potrà accadere. È questo che creerà disoccupazione».

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