La cultura woke, il Comandante, l’esperienza omosessuale: Pierfrancesco Favino si racconta

L’attore e produttore racconta la sua vita e la carriera. La polemica su “Ferrari” e la nutrizionista che lo aiuta a ingrassare e dimagrire

L’attore e produttore Pierfrancesco Favino parla oggi della sua vita e della sua carriera in un’intervista con il Corriere della Sera. Partendo da Comandante di Edoardo De Angelis, in uscita nei cinema il 31 ottobre. In cui Favino interpreta Salvatore Todaro, comandante di sommergibile nella Seconda guerra mondiale che contravvenne agli ordini e salvò dal naufragio gli uomini che lo avevano attaccato. «Quando nel film gli danno del fascista, lui risponde: io sono un uomo di mare. Un uomo contraddittorio: molto cattolico, ma attratto dall’esoterismo, dallo spiritismo», spiega Favino rispondendo alle polemiche sul film.


L’attore e il suo soggetto

Favino dice nel colloquio con Aldo Cazzullo che di Todaro ha potuto leggere le lettere: «Era un uomo dignitoso e un po’ ritroso. Sua figlia mi ha scritto: “Non ho mai sentito la voce di mio padre; d’ora in poi sarà la tua”. Fosse solo questa l’utilità del nostro lavoro, ne valeva la pena». Racconta di aver votato l’ultima volta per Emma Bonino. E di aver conosciuto Stefania e Bobo Craxi in casa loro in Tunisia mentre lavorava al film sul padre Bettino: «Ho girato a casa loro. Sono stati molto corretti, non si sono lamentati di nulla, neppure delle asperità: la scena in cui al congresso del Psi maltratta il compagno idealista, i litigi appunto con la figlia». Per interpretare Craxi si è fatto crescere le unghie «per pensare di avere mani più grandi. Portavo pantaloni leggeri e larghi, per dare l’idea di avere gambe più grosse, meno tornite». Ed è ingrassato: «Tra i 7 e gli 11 chili. A fisarmonica: per le scene di Craxi giovane dovevo essere più magro che per quelle di Craxi in Tunisia. Non è solo questione di aspetto, ma di respiro, di movimenti, di battito cardiaco».


Ingrassare per girare

Dice di aver preso undici chili anche per diventare Buscetta: «Il record però è di 22, per recitare la parte di Mimmo, il malavitoso dal cuore buono di Senza nessuna pietà». Mentre per Comandante ha perso nove chili: «A bordo del sommergibile, come si vede nel film, non c’era da mangiare, e Todaro sopperisce facendo recitare al cuoco napoletano la lista delle ricette…». Per perdere e prendere peso si fa seguire da una biologa nutrizionista: «Mi sottopongo a una serie di esami, anche ormonali, per capire come reagisce il mio fisico, quali alimenti mangiare e a quale ora del giorno». La regola migliore è «dissociare carboidrati e proteine: aiuta a smaltire i chili presi associandoli; sempre meglio cominciare il pasto con verdure crude, insalata, frutta; ma ognuno di noi deve scoprire cosa fa bene al suo organismo».

La cultura woke

Poi torna sulla polemica con Adam Driver riguardo Ferrari: «In America esiste da anni una cultura che viene chiamata woke. Nasce come forma di rispetto per le minoranze. Ma ora vale anche per il cinema. L’ultimo Oscar l’ha vinto un film asiatico, il penultimo un film con un protagonista sordomuto. Se si racconta una storia tedesca, si fa con attori tedeschi. Prenda Niente di nuovo sul fronte occidentale, prodotto da Netflix: romanzo tedesco, attori tedeschi, girato in tedesco, vince il Bafta, il più importante premio cinematografico inglese. Intanto noi italiani stiamo gettando un’occasione». E spiega perché Todaro disse “Noi siamo italiani” a chi gli chiedeva perché avesse salvato i nemici: «Io la interpreto nel senso che siamo un popolo aperto e accogliente, che mette la vita umana prima di tutto. Mentre i politici parlavano di blocco navale, i ristoratori di Lampedusa cucinavano per sfamare i profughi. Anche loro sono lo Stato italiano».

L’esperienza omosessuale

Infine racconta la sua prima e ultima esperienza omosessuale: «Non fu nulla di carnale. Un uomo più grande di me mi corteggiava, e io ho voluto togliermi un dubbio sulla mia sessualità, per non portarmelo dentro tutta la vita. L’ho sciolto, ho capito che omosessuale non lo ero. Era un tempo in cui se sentivi un’emozione per un uomo ti chiedevi cosa avevi di sbagliato; adesso per le nuove generazioni è tutto più semplice. Nello spettacolo l’omosessualità è sempre stata presente, io stesso ho lavorato con Ronconi e Ferrero, e anche la fluidità è sempre esistita».

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