No! Questo video non nega la deportazione di Liliana Segre ad Auschwitz
Circola un video in cui viene riportato un intervento di Liliana Segre al Parlamento Europeo del 2020. Secondo l’autore della clip, la senatrice a vita e sopravvissuta all’Olocausto avrebbe mentito sulla sua deportazione ad Auschwitz e si domanda se volesse “cancellare la memoria” dell’intervento dell’Armata Rossa nella liberazione del campo di concentramento.
Per chi ha fretta
- Nel suo intervento, Liliana Segre commette un errore che non cambia la sostanza degli eventi: quello di aver detto di aver avuto 13 anni nel 1945.
- Il video contestatore nega senza prove che fosse stata deportata all’età di 13 anni ad Auschwitz.
- L’autore del video insinua che la senatrice volesse sminuire o “cancellare la memoria” sull’arrivo dell’Armata Rossa nel campo di Auchwitz.
- Di fatto, i tedeschi si erano ritirati giorni prima dal campo cercando di distruggere le prove delle loro opere. Il 27 gennaio 1945 ad entrare nel campo di Auchwitz fu l’avanguardia dell’Armata Rossa.
- L’autore del video ammette che Liliana Segre venne deportata in un campo di concentramento, quello di Malchow-Ravensbruch.
- Liliana Segre racconta di essere stata liberata dagli alleati, quando ad entrare nel campo di Malchow-Ravensbruch furono i soldati dell’Armata Rossa.
- L’autore del video ignora che Liliana Segre fuggì insieme ad altri deportati, passando per diversi centri abitati per poi essere presa in custodia prima dagli americani e poi dagli inglesi.
Analisi
Ecco il testo di uno dei post che condivide il video:
Che vergogna Liliana Segre!
MAI STATA AD AUSCHWITZ
Le bugie che dice per propaganda ed i madornali errori storici, sono chiari segni e rivelano che trattasi di un personaggio creato ad hoc, che nulla ha avuto a che fare con i campi di concentramento.
Real Matrix World
L’intervento del 2020
Il video utilizzato è quello dell’intervento di Liliana Segre al Parlamento Europeo del 29 gennaio 2020. Di seguito la versione completa su Youtube:
L’età di 13 anni e il 1945
Ecco la prima contestazione mossa contro Liliana Segre:
Prima bugia “Il 27 gennaio 1945 avevo 13 anni”
FALSO!
Nel 1945 non aveva 13 anni ma quasi 15, essendo nata il 10 settembre del 1930. Ma far credere di essere una bambina invece che una ragazza, ha un impatto emotivo maggiore. Per ottenere questo
Essendo effettivamente nata nel 1930 non poteva avere 13 anni nel 1945, anno in cui l’esercito sovietico entrò ad Auschwitz. Ecco quanto riportato dall’Holocaust Memorial Museum:
Il 27 gennaio 1945, l’esercito sovietico entrò ad Auschwitz, a Birkenau e a Monowitz liberando cira 7.000 prigionieri, la maggior parte dei quali era gravemente ammalata e ridotta in fin di vita.
La storia di Liliana Segre viene riportata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. Aveva compiuto da poco 13 anni quando venne arrestata insieme al padre dalle autorità italiane per poi finire nelle mani delle SS:
Esausti e disperati si consegnarono alle autorità italiane a Saltrio pur sapendo di finire nelle mani delle SS. Queste ultime li presero in consegna il 9 dicembre 1943 e li trasferirono nel carcere di Varese. Qui, Liliana fu separata dal padre e imprigionata in una stanza con altre donne;
Il trasferimento ad Auschwitz avvenne a inizio 1944, quando aveva ancora 13 anni:
Verso la fine di gennaio del 1944 il braccio carcerario si riempì di nuovi prigionieri ebrei provenienti da tutta Italia ed il 29 gennaio venne loro comunicata la partenza per la Germania il giorno dopo. La notizia gettò tutti nella disperazione più totale; Rino Ravenna si suicidò gettandosi dall’ultimo piano dell’edificio. La mattina del 30 gennaio 1944, Liliana e il padre furono caricati insieme ad altri 700 ebrei su alcuni furgonati scoperti che li portarono nei sotterranei della Stazione Centrale. Qui i prigionieri vennero stipati con ferocia dalle SS in vagoni bestiame. Liliana e il padre si ritrovarono insieme alla famiglia Silvera, conosciuta a Varese. Il viaggiò durò una settimana; dopo alcune soste, il 6 febbraio 1944 il treno raggiunse la stazione civile di Auschwitz, quindi proseguì sino a Birkenau, dove i prigionieri furono costretti dalle SS a scendere e ad incolonnarsi. Liliana venne separata dal padre, si mise in fila con le altre donne e condotta all’interno del campo di Birkenau; in una baracca venne immatricolata e tatuata con il n° 75190; fu spogliata e le vennero consegnati vestiti civili usati e umidi del tutto inadatti alla stagione invernale e calzature spaiate.
L’aver eventualmente dichiarato l’età di 13 anni in data 1945 può essere considerato un semplice errore di memoria, che non smentisce la deportazione e l’arrivo al campo di concentramento all’età di 13 anni nel 1944.
I fatti del 27 gennaio 1945
Passiamo alla seconda contestazione:
Seconda bugia “Auschwitz NON è stata liberata il 27 gennaio 1945”
FALSO!
L’Armata Rossa entrò per la prima volta nel lager di Auchwitz, il 27 gennaio 1945 come ampiamente documentato. Dire il contrario non è “negazionismo”?
A questa contestazione leghiamo anche una successiva:
Quinta bugia
“L’Armata Rossa non liberò NIENTE perché i nazisti erano scappati già da tanti giorni”
FALSO!
Ci fu un breve scontro armato con 2 morti. I campi venivano smantellati dai nazisti in fuga perché l’Armata Rossa travolgeva l’esercito tedesco e avanzava rapidamente.
Ecco quanto riportato dall’Holocaust Memorial Museum:
Verso la metà di gennaio del 1945, all’avvicinarsi delle truppe sovietiche al complesso di Auschwitz, le SS cominciarono ad evacuare sia i campi principali che quelli secondari. Unità delle SS obbligarono circa 60.000 prigionieri a lasciare Auschwitz e a marciare verso ovest. Migliaia di questi prigionieri, però, furono uccisi quando ancora erano all’interno dei campi, nei giorni precedenti queste marce forzate (poi divenute famose anche conosciute come “marce della morte”).
Di fatto, tempo dopo – il 27 gennaio 1945 – l’esercito sovietico entrò ad Auschwitz. Come sempre riportato dall’Holocaust Memoria Museum, i tedeschi si erano già ritirati dopo aver distrutto la maggior parte dei magazzini del campo:
Avendo i Nazisti costretto la maggior parte dei prigionieri a marciare verso ovest (in quelle che sarebbero poi divenute famose come “marce della morte”), i soldati Sovietici trovarono, ancora vivi, solo alcune migliaia di prigionieri emaciati e sofferenti, insieme a molte prove degli assassinii di massa compiuti ad Auschwitz. I Tedeschi in ritirata avevano distrutto la maggior parte dei magazzini del campo, ma in quelli rimasti in piedi i Sovietici trovarono gli oggetti personali delle vittime: scoprirono, ad esempio, centinaia di migliaia di abiti maschili, più di 800.000 vestiti da donna e più di 6.000 chili di capelli.
In una delle contestazioni, l’autore del video sostiene che a giungere ad Auschwitz fu l’avanguardia della 60a Armata del Primo Fronte Ucraino. L’avanguardia è un’unità esplorativa, di fatto ridotta.
Ciò che viene affermato da Liliana Segre risulta corretto. I tedeschi se ne erano andati, non prima di aver tentato di distruggere le prove portandosi via un gran numero di prigionieri. L’esercito sovietico trovò il resto di ciò che era rimasto liberando coloro che erano rimasti e nelle condizioni in cui si trovavano.
I «quattro soldati russi»
Il video contesta il conteggio dei soldati dell’Armata Rossa, così come il fatto che vengano definiti «russi» anziché «sovietici». Ecco la trascrizione delle parole di Liliana Segre che si sentono nel video:
L’Armata Rossa è entrata ed è molto bella la descrizione di Primo Levi ne “La tregua” di questi «quattro soldati russi»
Ecco la contestazione del video:
FALSO
Non esiste un esercito russo ma Sovietico, composto da soldati delle 15 Repubbliche dell’URSS, di oltre 100 nazionalità. La Segre vuole forse cancellare la “memoria” storica dell’Unione Societiva?
FALSO!
Non erano “quattro” soldati, ma l’avanguardia della 60a Armata del Primo Fronte Ucraino al comando del Maresciallo Konev. Dire il contrario non è “negazionismo”?
Partiamo dal presunto conteggio, che in realtà è una citazione di un passaggio de “La Tregua” di Primo Levi che leggiamo riportata, come esempio di facile reperibilità dell’informazione, da un articolo di Avvenire del 27 gennaio 2022.
«La prima pattuglia russa – scrive Primo Levi ne “La tregua” – giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles e io i primi a scorgerla […]. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide»
Levi parla di «prima pattuglia russa» e di «quattro giovani soldati a cavallo». Non sono parole di Liliana Segre, che cita un’opera letteraria per descrivere il loro arrivo ad Auschwitz. Come affermato dallo stesso autore del video, quella che giunse al campo fu soltanto l’avanguardia.
Lo stesso autore del video contesta la definizione di russi data ai soldati dell’Armata Rossa, domandando se Liliana Segre voglia cancellare la “memoria” dell’Unione Sovietica, ma descrive i soldati stessi come membri di un gruppo ucraino e non “sovietico”.
Il luogo in cui venne “liberata” Liliana Segre
L’ultima contestazione riguarda il luogo e il riferimento ai “liberatori” di Liliana Segre. Ecco la trascrizione dell’intervento della senatrice:
E prima di essere stata liberata dagli Alleati, nel nord della Germania, arrivò il primo maggio 1945.
Ecco la contestazione dell’autore del video:
FALSO!
la Segre fu liberata nel campo di Malchow-Ravensbruch proprio dall’Armata Rossa, ma vuole nasconderlo dicendo “Alleati” al posto di “sovietici”, “nord della Germania” al posto di Malchow. Questo non è “negazionismo”?
In primo luogo, l’autore del video ammette che Liliana Segre venne deportata nei campi di concentramento, in questo caso quello di Malchow a Ravensbruck, dove venne trasferita dopo la permanenza ad Auschwitz:
Liliana, fortemente indebolita, ebbe un infezione al braccio causata da una puntura d’insetto durante la permanenza ad Auschwitz. Nonostante il peggiorare delle sue condizioni, decise, terrorizzata di essere eliminata, di tenere nascosto il fatto. In seguito fu trasferita insieme alle altre prigioniere a Ravensbruck: qui rimase inattiva, senza lavorare, ormai quasi incapace di reggersi in piedi. Nel campo le SS erano in subbuglio per l’imminente arrivo dell’Armata Rossa; ciò nonostante la durezza dei guardiani sulle internate non si affievolì minimamente ma anzi si intensificarono le punizioni e gli omicidi. Liliana fu poi trasferita con un treno passeggeri nel sotto-campo di Malchow dove ritrovò le sorelle Sacerdote.
Secondo lo storico racconto di Liliana Segre, il giorno in cui comprese di essere nuovamente libera fu il primo maggio 1945 e non all’interno del campo di Malchow:
A Malchow rimase inattiva, praticamente senza mangiare, fino a quando i tedeschi cominciarono ad evacuare il campo alla fine di aprile del 1945. Liliana si aggregò a un gruppo di prigioniere francesi separandosi dalle sorelle Sacerdote, troppo deboli per affrontare il viaggio. Camminando a stento attraversò centri abitati nutrendosi con la spazzatura dei civili tedeschi. Dopo tre giorni di marcia si ritrovò su una strada molto trafficata: vide civili in fuga, soldati tedeschi in ritirata e ad un tratto i sorveglianti SS si tolsero la divisa per indossare abiti normali per mimetizzarsi e sfuggire al nemico. Liliana capì di essere finalmente libera. Era il 1 maggio 1945.
Sempre secondo il racconto, Liliana Segre incontrò un contingente americano per poi essere presa in custodia prima dagli Americani e poi dagli inglesi:
Frastornata dalla situazione e debolissima continuò a camminare tra la folla fino al momento in cui il contingente americano sfrecciò sulla strada gettando dai camion pacchi di sigarette, cioccolato e frutta secca. Dopo essersi rifocillata cercò un rifugio per riposarsi e ritrovò in una casa le ragazze francesi che erano state prigioniere con lei. Insieme a loro rimase qualche giorno, nutrendosi e dormendo, cercando di riprendere le forze. Dopo alcuni giorni raggiunse il comando alleato di stanza a Ludwigslust dove venne presa in custodia dagli Americani che le curarono l’infezione al braccio con la penicillina e la nutrirono. Qui ritrovo l’amica Graziella Cohen e riuscì a rimettersi in forze. Fu in seguito trasferita al campo di raccolta di Jessenitz sotto la custodia inglese dove, al contrario, fu trattata, così come gli altri italiani, con scarso riguardo. Dopo circa due settimane gli Americani presero il controllo del campo e Liliana venne trasferita insieme agli altri italiani a Lunenburg Heide lungo l’Elba.
Essendo nata il 10 settembre 1930, il primo maggio 1945 aveva appena 14 anni.
Conclusioni
Di fatto, Liliana Segre venne deportata ad Auschwitz quando aveva ancora 13 anni e venne liberata ad appena 14 anni, presa in custodia dagli americani e poi dagli inglesi mentre si trovava lontana dall’ultimo campo di concentramento in cui venne trasferita dai nazisti. L’intervento al Parlamento Europeo, di fatto, risulta corretto.