Clima e disuguaglianze, il rapporto Oxfam: «L’1% più ricco della popolazione emette la stessa CO2 di 5 miliardi di persone»

Il tema approderà la prossima settimana anche alla Cop28 di Dubai, dove riprenderanno i negoziati sul fondo “Loss and Damage”

Quanto incide ognuno di noi sulle emissioni di CO2 che causano il riscaldamento globale? La risposta varia in base a diversi fattori: lo stile di vita, la nostra dieta, il modo in cui ci spostiamo, ma soprattutto il reddito. A dimostrarlo è il rapporto Climate Equality pubblicato nei giorni scorsi da Oxfam, una confederazione internazionale di no-profit impegnata nel contrasto alla povertà. Nel 2019, svela il dossier, l’1% più ricco della popolazione mondiale si è reso responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia due terzi dell’umanità. Il rapporto è stato realizzato in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute (Sei) e offre un’analisi dei livelli di emissioni per diversi gruppi di reddito nel 2019, l’anno per cui sono disponibili le statistiche più recenti. Il dato principale che emerge è che 77 milioni di persone – l’1% più ricco in termini di reddito – sono responsabili del 16% delle emissioni globali dovute ai consumi. Allo stesso modo, il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile per circa la metà delle emissioni globali.


Il rapporto tra cambiamenti climatici e disuguaglianze

L’ultimo rapporto di Oxfam non fa che confermare lo stretto legame tra cambiamenti climatici e disuguaglianze sociali. Un tema che finirà anche sul tavolo dei negoziati di Cop28, la conferenza delle parti presieduta dall’Onu che si svolgerà dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai. «Per anni abbiamo lottato per creare le condizioni di una transizione giusta che ponga fine all’era dei combustibili fossili, salvare milioni di vite e il pianeta, ma raggiungere quest’obiettivo cruciale sarà impossibile se non porremo fine alla crescente concentrazione di reddito e ricchezza», commenta il portavoce di Oxfam Italia Francesco Petrelli. Per rendersi conto di quanto incida la concentrazione di ricchezza sulle emissioni di gas serra, il rapporto di Oxfam offre qualche altro dato. L’inquinamento che produce in un anno chi fa parte dell’1% più ricco della popolazione globale è pari a quello che produrrebbe in 1.500 anni una persona appartenente al restante 99% dell’umanità. O ancora: le emissioni annuali di quello stesso 1% annullano di fatto l’effetto benefico che avrebbe sul clima l’impiego di quasi un milione di turbine eoliche.


La giustizia climatica a Cop28

Nel rapporto tra clima e disuguaglianze, l’ingiustizia non si limita al confronto tra chi emette di più e chi di meno. Spesso, riguarda anche le conseguenze dirette dei cambiamenti climatici. I Paesi che meno hanno contribuito a provocare il riscaldamento globale sono infatti quelli che più ne subiscono gli effetti. Un po’ perché spesso si trovano in zone del pianeta più esposte a eventi meteorologici estremi, un po’ perché non hanno le risorse sufficienti per limitare i danni e mettere a punto un piano di adattamento. Ed è proprio per questo che da anni si sente parlare sempre più spesso di Loss and Damage, un fondo per risarcire le perdite e i danni subìti dai Paesi che meno contribuiscono al riscaldamento globale ma che ne subiscono le conseguenze peggiori. Lo scorso anno, la Cop27 di Sharm el-Sheikh si è chiusa con un inaspettato accordo per la creazione di un fondo Loss and Damage entro un anno. L’impegno non è stato mantenuto e ora tutti gli occhi sono puntati sulla Cop28 di Dubai.

Credits foto: EPA | La protesta di alcuni attivisti a Marrakech, in Marocco, in occasione del meeting annuale della Banca mondiale (12 ottobre 2023)

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