Terre rare, un quarto delle importazioni dell’Unione europea viene dalla Russia (nonostante le sanzioni)

Dall’invasione dell’Ucraina ad oggi, Bruxelles ha importato da Mosca 13 miliardi di euro in materie prime critiche

Da quando Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina, l’Unione Europea ha colpito la Russia con undici diversi pacchetti di sanzioni. Da allora, gli scambi commerciali tra Bruxelles e Mosca sono in costante diminuzione. Eppure, c’è un settore dove il Cremlino non solo continua a essere un partner indispensabile per i Paesi europei, ma è riuscito anche a incrementare il proprio giro di affari. Si tratta dei materiali critici, ossia di tutti quei metalli ed elementi ritenuti fondamentali per la transizione ecologica. A partire dalle terre rare, un gruppo di diciassette elementi chimici che vengono usati un po’ ovunque: fibre ottiche, batterie, turbine eoliche e pannelli solari. I dati della Commissione europea mostrano che, nel 2020, il 98% delle importazioni di terre rare proveniva dalla Cina. Una situazione giudicata troppo rischiosa, tanto da spingere Bruxelles ad approvare una nuova strategia – delineata nel Critical Raw Materials Act – per diversificare le fonti di approvvigionamento e individuare altri possibili fornitori.


A caccia di terre rare

Il processo sembra essere già ben avviato. Qualche giorno fa, Eurostat ha pubblicato i dati relativi alle importazioni di terre rare nel 2022, che sono cresciute del 9% rispetto all’anno precedente fino a raggiungere un valore complessivo di 146 milioni di euro. La Cina si è confermata ancora una volta il primo fornitore di terre rare dell’Unione Europea, ma la sua incidenza sulle importazioni totali è scesa dal 98% del 2020 al 40% del 2022. A guadagnare posizioni sono soprattutto due Paesi: la Malesia, da cui l’Ue ha importato il 31% delle terre rare, e la Russia, con il 25%. Dal Paese di Putin sono arrivate infatti oltre 4 mila tonnellate, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti. Nonostante le numerose sanzioni contro Mosca, dunque, il commercio di terre rare tra Russia e Unione Europea prosegue indisturbato.


Il commercio di materiali critici

In realtà, le terre rare non solo l’unica materia prima critica esclusa dalle sanzioni. A rivelarlo è un’inchiesta condotta da Investigate Europe, secondo cui – soltanto tra il marzo 2022 e il luglio 2023 – i Paesi Ue hanno importato materie prime critiche dalla Russia per un totale di 13,7 miliardi di euro. Il motivo è presto detto: per raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica al 2050, Bruxelles ha un disperato bisogno di materie prime critiche ed è disposto ad acquistarle un po’ da chiunque. «Come mai non sono state vietate le materie prime critiche? Perché sono critiche, no? Dobbiamo essere onesti», ha ammesso l’inviato speciale Ue per le sanzioni, David O’Sullivan. A creare questo cortocircuito contribuisce poi un altro fattore: le importazioni europee di terre rare non solo alimentano l’economia russa – che Bruxelles, tramite le sanzioni, vorrebbe invece mettere in difficoltà – ma finanziano indirettamente anche il Cremlino. Un esempio? Vsmpo-Avisma, il più grande produttore di titanio al mondo, ha venduto titanio per almeno 308 milioni di dollari all’Ue tra febbraio 2022 e luglio 2023. L’azienda, a partecipazione pubblica, è stata colpita dagli Stati Uniti con alcune restrizioni, mentre Bruxelles l’ha esclusa dalla lista di società sanzionate.

Le altre importazioni dalla Russia

Se consideriamo il commercio tra Ue e Russia nel suo complesso, le importazioni da Mosca si sono fortemente ridotte rispetto agli anni precedenti alla guerra in Ucraina. La quota russa nel totale delle importazioni extra-Ue, rivelano gli ultimi dati Eurostat, è scesa dal 9,5% del febbraio 2022 al 2% del settembre 2023. Gas naturale, oli di petrolio, nichel, ferro, acciaio e fertilizzanti rappresentano da soli i due terzi delle importazioni. A ridursi è anche il deficit commerciale di Bruxelles con la Russia. Nel marzo 2022 si attestava a 18,6 miliardi di euro, soprattutto a causa dei prezzi elevati dei beni energetici, mentre nel settembre 2023 il deficit è sceso a un miliardo. Complici le sanzioni, insomma, il volume di scambio complessivo tra Russia e Paesi Ue è in netta diminuzione. Ad eccezione delle materie prime critiche. Per quelle, non c’è sanzione che tenga.

Foto di copertina: EPA/Francisco Seco | Il commissario europeo Thierry Breton mostra una mappa dei possibili giacimenti di materiali critici in Europa (3 settembre 2020)

Leggi anche: