L’anguilla rischia l’estinzione. La rivolta degli chef per tutelarla: «Se la vedete nel menù di un ristorante non ordinatela e lamentatevi»

Il messaggio dello stellato Mauro Colagreco a La Stampa, mentre i colleghi Relais&Chateaux annunciano che non la metteranno più nei menù

Tra qualche anno non ci sarà più l’anguilla nei piatti italiani. L’animale che arricchisce la cucina del Piemonte al Nord Est fino alle Valli di Comacchio, rischia ormai l’estinzione. Ne parla oggi La Stampa, spiegando anche la decisione di alcuni chef nell’eliminarla dai menù. La prima causa sta nella mano dell’uomo sull’ambiente, con continui sbarramenti dei corsi d’acqua che impediscono agli esemplari giovani di risalire la corrente e a quelle più anziane di avvicinarsi al mare per la riproduzione. In Italia c’è un periodo di stop alla pesca – anche della commercializzazione – che varia da Regione a Regione. Nonostante questo i numeri si riducono. Negli ultimi 30 anni, spiega il quotidiano torinese, il numero di anguille europee è crollato di oltre il 90 per cento. Dal 2009 l’animale è nella Lista Rossa della IUCN come specie a rischio critico. E la sua riproduzione in cattività non è possibile, dato che l’anguillicoltura si basa sul prelievo in natura di piccoli esemplari. In Asia, questo oro bianco, copre un fabbisogno di 2 miliardi di esemplari giovani pescati l’anno. «L’anguilla era nel mio menù, come in quello di molti altri ristoranti gourmet, ma non mi ero reso conto che fosse in via di estinzione – dice a La Stampa Mauro Colagreco, uno dei più rinomati chef del mondo -. Quando l’ho saputo, grazie all’allarme di Ethic Ocean, l’ho tolta immediatamente dal menù del Mirazur di Mentone. Ora la sfida più grande è fare pressione sui ministri dell’Ue perché adottino misure adeguate. Ci siamo già fatti sentire in passato, con le nostre campagne per il tonno rosso e contro l’elettropesca. Siamo pronti ad alzare di nuovo la voce». E ancora: «Se vedete l’anguilla nel menù di un ristorante non ordinatela e dite al cameriere che siete sorpresi di trovarla. Se vi rispondono che si tratta di anguille d’allevamento, spiegate che le “anguille d’allevamento” sono in realtà esemplari giovani catturati in natura e allevati in cattività, perché ad oggi non è possibile riprodurre le anguille in cattività».


(foto di henry perks su Unsplash)


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