Un gesto che Elena Cecchettin, su Instagram, definisce «spaventoso». Altrettanto inquietante è la nota con la quale Casapound ha motivato l’azione. Oggi, 30 novembre, Roma si è risvegliata con le gigantografie di Filippo Turetta affisse sui muri della città. Oltre al logo del movimento di estrema destra, sui manifesti si legge una scritta: «Ma quale patriarcato? Questo è il vostro uomo rieducato». L’omicida di Giulia Cecchettin, per Casapound, è un simbolo «di quel sistema fluido tanto sbandierato anche dalle femministe, che ora pensano di infiammare le piazze, fondato sulla mediocrità e sul non-essere piuttosto che su esempi di coraggio e virtù». Nel comunicato diramato in mattinata, i postfascisti ritengono che la piaga dei femminicidi non si debba risolvere parlando di «patriarcato» o inserendo nelle scuole programmi di «educazione» affettiva. «Turetta – scrivono – è la conseguenza di una società che non fornisce più valori né esempi. Dopo anni di decostruzione di genere, di deresponsabilizzazione del cittadino, a partire dalla scuola, cosa ci si può aspettare se non individui non in grado di affrontare una benché minima difficoltà? Si parla di rieducazione ma nelle aule scolastiche si ha addirittura paura di assegnare voti negativi agli alunni per il rischio di turbarli. Che rieducazione ci potrà mai essere in una scuola che non rende ragazzi e ragazze in grado di affrontare difficoltà, superarle e assumersi responsabilità?».
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