Così i medici del Meyer sono riusciti a raddrizzare la curvatura che impediva al piccolo di stare in posizione eretta
Per la prima volta nella sua vita un bambino di 11 anni è riuscito a camminare – seppur con l’aiuto delle stampelle -, dopo 4 operazioni e un complesso percorso di riabilitazione all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Il piccolo soffre di una grave forma di osteogenesi imperfetta. Conosciuta più comunemente come «la malattia delle ossa di vetro», si tratta di una patologia genetica che implica un difetto del collagene e provoca problemi alle ossa. L’11enne, infatti, non è mai riuscito a camminare. Le sue gambe soffrivano di fratture continue susseguitesi negli anni che gli impedivano di adottare una posizione eretta. Il bambino fino ad oggi si è sempre mosso gattonando.
La svolta
Di fronte all’ennesima frattura del figlio, i genitori si sono rivolti al Meyer fiorentino, la cui equipe di ortopedia e traumatologia ha preso in carico il piccolo. I medici gli hanno quindi fatto un angiotac approfondita alle gambe. E hanno iniziato a elaborate una serie di modelli in 3D degli arti del piccolo. Da qui sono riusciti a programmare una serie di osteotomie – ovvero un tipo specifico di intervento chirurgico durante il quale un osso viene tagliato per accorciare, allungare o modificarne l’allineamento, – che gli hanno aggiustato la curvatura di cui soffriva e raddrizzato le gambe. Il piccolo dovrà comunque continuare le cure previste per la sua patologia e ad essere in carico all’ospedale Meyer di Firenze.
I movimenti No vax e Pro-Life si sono da tempo schierati contro l’associazione americana per il diritto all’abortoPlanned Parenthood. Per approfondire puoi leggere le nostre precedenti analisi (per esempio qui e qui). Continuano quindi a circolare vecchie narrazioni, come le condivisioni Facebook di una clip messa in circolazione dal 2015 che avrebbe immortalato – attraverso una videocamera nascosta – le presunte trattative della dottoressa Debora Nucatola a nome dell’Associazione, per una compravendita di parti del corpo «di un bambino abortito da vendere» (per es. qui, qui e qui). Il Comitato editoriale del New York Times aveva già smascherato questa fake news in un’analisi dell’epoca.
Per chi ha fretta:
Una associazione antiabortista diffuse nel 2015 un video di nove minuti dove sembra che la direttrice dei servizi medici della Planned Parenthood stia negoziando la vendita di parti di un feto umano.
Un secondo filmato integrale di quasi tre ore diffuso dalla stessa associazione mostra che in realtà non sta avvenendo nessuna compravendita illegale.
La Planned Parenthood denuncia numerosi altri tentativi di incastrare i suoi dipendenti e affiliati nel tentativo di denigrare l’associazione e il diritto all’aborto.
Analisi
Ecco come viene descritto il contenuto del video nelle condivisioni volte a diffamare la Planned Parenthood:
La dr.ssa Debora Nucatola [Direttore dei servizi medici PLANNED PARENTHOOD] viene ripresa mentre discute con un agente sotto copertura su come procurarsi parti del corpo di un bambino abortito da vendere. Compratore: “Ci serve il fegato e preferiamo, sai, un fegato vero, non un mucchio di triturati..” PP: “..un pezzo di fegato!” Compratore: “Sì…o soprattutto il cervello è…un grosso problema. Gli emisferi devono essere intatti..” PP: “..molte persone vogliono il fegato per questo motivo. La maggior parte dei FORNITORI eseguirà questa cosa sotto guida ecografica, così sapranno dove mettere il forcipe. Il tipo di limitazione della velocità della procedura dipende dal cranio. Il cranio, la testa, è fondamentalmente la parte più grande. La maggior parte delle altre cose possono uscire intatte. Siamo stati molto bravi a prelevare cuore, polmoni, fegato, perché lo sappiamo, quindi non distruggerò quella parte, vedrò se riesco a mantenere tutto intatto”.
Il filmato parziale pubblicato dal canale YouTube dell’Associazione di antiabortisti The Center for Medical Progress è ancora online, nonostante si tratti di una nota mistificazione:
Il fantomatico mercato di feti della Planned Parenthood
Per evitare problemi legali, l’associazione antiabortista aveva rilasciato contemporaneamente anche la versione integrale del filmato di quasi tre ore. Nella clip tagliata ad arte, della durata di appena nove minuti, sembra che effettivamente la dottoressa Nucatola venga colta nel fallo da dei giornalisti che si fingono dei compratori. Guardando invece la conversazione integrale si scopre che le cose stanno diversamente:
Come una lobby antiabortista avrebbe cercato di incastrare la Planned Parenthood
Il Comitato editoriale del NYT riporta che nel filmato senza tagli avvenuto durante un pranzo «mostra qualcosa di molto diverso». I colleghi del quotidiano newyorkese denunciano il fatto che chiaramente «la versione più breve è stata modificata per eliminare le dichiarazioni del dottoressa Nucatola in cui spiega che Planned Parenthood non trae profitto dalla donazione di tessuti», oltretutto si chiede sempre il «chiaro consenso del paziente». Del denaro viene accettato realmente dagli affiliati della Planned Parenthood (tra i 30 e i 100 dollari per campione), secondo quanto afferma Nucatola, «per coprire i costi associati alla raccolta e al trasporto del tessuto». Tutto a norma di legge: in America «le strutture possono essere rimborsate per i costi associati alla donazione di tessuti fetali, come il trasporto e la conservazione».
Le cose starebbero anche peggio di così. Secondo quanto riportato nella lettera pubblicata dal legale della Planned Parenthood, Roger Evans, il capo dell’associazione antiabortista The Center for Medical Progress, David Daleiden, avrebbe creato una soceità fittizia denominata Biomax Procurement Services, allo scopo di ingannare i dipendenti di Planned Parenthood e ottenere materiale da usare contro l’associazione. Per esempio, sempre secondo quanto riporta Evans, la Biomax avrebbe offerto a un’affiliata 1600 dollari per un fegato e un timo fetali, allo scopo di incastrarla. L’affiliata ha però rifiutato.
Conclusioni
Abbiamo visto che un filmato montato ad arte da una associazione antiabortista continua a circolare dopo quasi 10 anni in diverse pagine Facebook, allo scopo di sostenere l’esistenza di un mercato illegale di parti di feti umani gestito dall’associazione in difesa delle donne che vogliono abortire denominata Planned Parenthood.
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