Si è dimesso il “giudice poeta” di Perugia: evitato il procedimento disciplinare

L’esito più grave avrebbe potuto portare alla radiazione: Ernesto Anastasio, in magistratura dal 1999, aveva accumulato 858 fascicoli

Ernesto Anastasio ha presentato le dimissioni irrevocabili da giudice del Tribunale di sorveglianza di Perugia, evitando così gli esiti del procedimento disciplinare che nelle sue conseguenze più gravi avrebbe potuto decidere per la radiazione. Anastasio è stato ribattezzato il giudice poeta per quella sua passione dichiarata per la letteratura e che gli aveva fatto accumulare al lavoro clamorosi ritardi sullo smaltimento di fascicoli. Tra il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e quello umbro, Anastasio non ha evaso 858 fascicoli e secondo la Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura avrebbe anche depositato in ritardo o omesso di farlo, decine di provvedimenti sulla libertà personale e sulle condizioni di vita dei detenuti in carcere. Omissioni e ritardi inaccettabili che gli erano costati la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio e l’inizio del procedimento disciplinare nei suoi confronti. Il giudice poeta ha però depositato un’istanza alla cancelleria della Sorveglianza di Perugia presentando le sue dimissioni irrevocabili, interrompendo così il procedimento. Anastasio, che è in magistratura dal 1999, aveva ammesso il problema: «Sicuramente il problema è grave e non è giusto che un giudice combini tutto questo macello. Ma voglio dire che ora fare il magistrato di sorveglianza mi piace e vorrei portare a termine il quadriennio, anche se sono certo che non morirò magistrato». Nella successiva perizia, il docente di Psicopatologia forense Stefano Ferracuti aveva concluso che «appare consapevole del problema, ma allo stesso tempo non è in grado di opporsi a questa spinta interna», e soprattutto era «oppresso da quello che fa e tende a boicottarlo», ipotizzando un disturbo della personalità.


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