Lo scorso giugno il Gip del Tribunale di Trieste aveva disposto nuove indagini, dopo che la Procura ne aveva chiesto l'archiviazione per suicidio
Ci sarà una nuova e seconda autopsia sul corpo di Liliana Resinovich, la sessantatreenne triestina scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio 2022 nella boscaglia dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, dentro dei sacchi neri. L’ipotesi della riesumazione era già stata ventilata nelle scorse settimane ma arriva oggi l’ufficialità della Procura di Trieste. Il pm, riporta la nota del procuratore capo, ha stabilito «per una data che si colloca verso la fine del presente mese, la convocazione innanzi a sé degli esperti chiamati a svolgere tali delicate operazioni, dandone debito avviso ai prossimi congiunti della deceduta e ai rispettivi difensori. Prevedibilmente al formale affidamento dell’incarico farà sollecito seguito l’attività consulenziale prevista». Il corpo fu trovato con la testa avvolta in due sacchetti di plastica e il corpo chiuso in due sacchi, infilati uno dall’alto e l’altro basso. Lo scorso giugno il Gip del Tribunale di Trieste aveva disposto nuove indagini sulla morte della donna, dopo che la Procura ne aveva chiesto l’archiviazione.
Il fratello di Liliana
«Spero si possa arrivare alla verità, anche se è una cosa dolorosa», ha detto Sergio Resinovich, fratello di Liliana. Una richiesta in tal senso «l’avevo già avanzata» prima della richiesta di archiviazione del caso, «e sono contento che il giudice abbia accolto la nostra istanza». «E’ un momento doloroso – ha ribadito Sergio – io finché riuscirò, mi basta una possibilità, non mi fermo. Io voglio sapere cosa è successo».
La vendita di auto elettriche in Italia è in crescita, ma stenta a tenere il passo degli altri paesi europei. Ecco allora che il governo prova a stimolare la domanda, mettendo mano al sistema di incentivi all’acquisto per privati e aziende. Il nuovo piano messo a punto dal ministro Adolfo Urso è ancora in fase di definizione e dovrebbe entrare in vigore a febbraio o marzo. Complessivamente, sono stati messi a disposizione 930 milioni: 570 già stanziati per il 2024, a cui si aggiungono i residui dei bonus inutilizzati degli anni precedenti. L’entità del sussidio dipenderà essenzialmente da tre fattori: l’alimentazione (benzina, diesel, elettrico o ibrido), la rottamazione di un vecchio veicolo e il reddito dell’acquirente. La rimodulazione degli Ecobonus è una richiesta che la filiera dell’automotive porta avanti da tempo. E ora che il momento sembra arrivato, l’appello rivolto al governo è di stringere sui tempi di attuazione. «È molto forte e preoccupante il rischio che i nuovi incentivi non siano operativi in tempi brevi, situazione che porterebbe a un ulteriore rallentamento o alla paralisi del mercato», commenta Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’associazione a cui aderiscono le case di produzione straniere.
Come cambiano gli Ecobonus
I nuovi Ecobonus allo studio del ministero delle Imprese prevedono uno sconto extra del 25% per i ceti meno abbienti. Per l’acquisto di auto elettriche con prezzo fino a 35mila euro gli incentivi vanno da un minimo di 6mila a un massimo 13.750 euro, in caso di rottamazione di un veicolo inquinante e di Isee sotto i 30mila euro. Per i veicoli ibridi fino a 45mila euro si potrà richiedere un contributo da 5mila a 10mila euro. Per le auto con altre alimentazioni (benzina e diesel) con prezzo fino a 35mila euro, l’incentivo va da 1.500 a 3mila euro. Il decreto del Mimit stanzia inoltre 50 milioni per sperimentare il cosiddetto «leasing sociale», un contributo riservato a chi stipula un contratto di noleggio della durata di almeno tre anni.
Tutti i dubbi sugli incentivi all’elettrico
A commentare le anticipazioni sui nuovi Ecobonus è anche Motus-E (l’associazione di cui fanno parte le principali aziende che si occupano di mobilità elettrica), che parla di «elementi di miglioramento importanti». Tra le novità più apprezzate dagli operatori del settore c’è l’«aumento del differenziale tra il bonus per le auto elettriche e quelle endotermiche», ma anche le misure a sostegno dell’elettrificazione delle flotte aziendali, «che ha un enorme potenziale inespresso e che potrà alimentare il nascente mercato dell’usato a zero emissioni». Ci sono però alcuni elementi che fanno storcere il naso ai sostenitori della mobilità elettrica. Il primo riguarda il cap di prezzo riservato alle auto elettriche incentivabili, che è «incomprensibilmente più basso di quello delle ibride plug-in», osserva il segretario generale di Motus-E Francesco Naso. Il piano del governo ha confermato inoltre gli incentivi anche per le auto a benzina e diesel, che restano «un unicum italiano». Infine, c’è il nodo legato alle tempistiche. «Come già osservato nel recente passato – fa notare Naso – i benefici di un incentivo rischiano di essere spazzati via se non si passa subito dall’annuncio all’effettiva attuazione».
Il gap con il resto d’Europa
L’obiettivo dei nuovi incentivi è accelerare il ricambio del parco auto circolante italiano, che con 11 milioni di vetture Euro 3 (o inferiori) è tra i più vecchi d’Europa. Nel 2023, il mercato delle auto elettriche in Italia ha ritrovato il segno positivo, segnando un +35,1% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, sono state immatricolate 66.276 vetture full electric negli ultimi dodici mesi. Cifre che fanno ben sperare, ma che confermano anche l’enorme gap che separa l’Italia dagli altri paesi europei. Su 100 auto vendute nel 2023 nel nostro paese, appena 4,1 erano elettriche. In Spagna la percentuale sale al 5,6%, in Francia al 16,4% e in Germania al 18,1%. «Il 2024 può e deve essere l’anno del cambio di passo per il mercato auto italiano, ma in questo momento c’è grande apprensione tra gli attori della filiera e tanta confusione tra i cittadini», confessa il segretario generale di Motus-E.
Il (primo) sorpasso di Byd su Tesla
Allargando lo sguardo al mercato internazionale delle auto elettriche, il 2023 ha visto concretizzarsi il primo sorpasso di Byd sulla Tesla. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, il colosso cinese dell’automotive ha venduto 529.046 vetture full electric, superando le 484.507 della società di Elon Musk. Byd ha realizzato il 90% delle sue vendite in Cina, ma le sue esportazioni stanno accelerando, a conferma del ruolo sempre più importante che Pechino intende ritagliarsi nei settori chiave della transizione ecologica. Tra i primi a vedere l’enorme potenziale di Byd c’è anche l’imprenditore americano Warren Buffett, che nel 2008 aveva investito 230 milioni di dollari per rilevare il 10% della società. Un investimento che, a 16 anni di distanza, si sta rivelando più che redditizio.