Trieste, nuova ipotesi sulla morte di Liliana Resinovich: «Il corpo potrebbe essere stato congelato»

I periti ritengono comunque più probabile l’ipotesi del suicidio, che sarebbe avvenuto tramite soffocamento con sacchetti di nylon

La scomparsa e il decesso di Liliana Resinovich, la 63enne trovata morta lo scorso 5 gennaio nel boschetto dell’ex Opp di Trieste, continuano a rimanere avvolti nel mistero. Tra le varie teorie contenute nella relazione del medico legale Fulvio Costantinides e del radiologo Fabio Cavalli, spunta una nuova ipotesi, sulla quale torna oggi il quotidiano Il Piccolo. La donna potrebbe essere morta il 14 dicembre, cioè il giorno della sua scomparsa, e il suo corpo essere stato congelato, fino a poco prima del ritrovamento. Un’eventualità, comunque, che gli esperti nel documento definiscono «molto remota». Viene precisato inoltre che la morte sarebbe avvenuta «in luogo ignoto e diverso, con cadavere conservato e poi teoricamente congelato», per poi essere trasferito «a gennaio nel luogo del rinvenimento». Con tutti gli ostacoli che una simile operazione avrebbe comportato, come il luogo della morte, le dimensioni del congelatore, la posizione del corpo e il trasporto. Pertanto i periti precisano che «non vi sono, allo stato, elementi specifici per dimostrare un avvenuto congelamento post mortale del cadavere».


La tesi del suicidio

Nelle 50 pagine del documento, la tesi che sembra più convincente è quella di un suicidio, come già anticipato lo scorso 9 agosto. La morte sarebbe avvenuta due o tre giorni prima del ritrovamento del corpo, tramite soffocamento con sacchetti di nylon. Se questa versione dei fatti dovesse rivelarsi quella esatta, tuttavia, resta da chiarire dove la donna abbia passato i giorni precedenti, quelli della sua scomparsa.


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