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Test di Medicina, cosa cambia: quiz da aprile e domande prese da una banca dati pubblica – Le novità

05 Gennaio 2024 - 10:07 Redazione
La ministra Bernini mette in soffitta i Tolc, nelle prossime settimane è atteso il nuovo decreto del Mur

Non è durata molto l’esperienza dei Tolc, i test online per l’ingresso all’università, per l’accesso alla facoltà di Medicina. Utilizzati per la prima volta nel 2023, verranno ora messi da parte e le modalità del test cambieranno ancora. La ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini sta preparando il nuovo decreto, che sarà pronto entro poche settimane. Il test d’ingresso era previsto per il prossimo febbraio, ma ora slitterà ad aprile o maggio per permettere di recepire le novità. E al Cisia, il Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso, di predisporre il nuovo “cervellone” dal quale verranno selezionate casualmente le domande valide per la prova. I Tolc, già utilizzati anche per altre facoltà, prevedevano test individuali, di norma diversi per ciascun partecipante ma di difficoltà analoga, composti da quesiti selezionati automaticamente e casualmente dal database Cisia. Lo scorso anno erano proliferati i ricorsi, che si concentravano su due aspetti controversi del test. In primo luogo, pur essendo diverse tra loro le prove, esse venivano equalizzate moltiplicando il voto ottenuto per un coefficiente di difficoltà. In secondo luogo, facendo leva sulla possibilità di svolgimento della prova in date diverse, è proliferato una sorta di mercato delle risposte, che spesso – pur in maniera randomica – si ripetevano da un giorno all’altro.

Le novità

I Tolc furono introdotti dalla ministra del governo Draghi Cristina Messa e sono utilizzati già da anni per l’accesso a diverse facoltà. Bernini non ha mai nascosto la sua disapprovazione per questo strumento e, mentre i suoi uffici sono impegnati in un cambiamento più radicale, ha previsto delle novità che verranno introdotte già quest’anno. E archiviano l’esperienza dei Tolc a Medicina. L’impianto generale, in attesa di vedere il decreto, dovrebbe rimanere uguale: 50 quesiti di comprensione del testo, biologia, chimica e fisica, matematica e ragionamento ai quali i candidati dovranno rispondere in 90 minuti. Le prove dovrebbero essere accessibili anche agli studenti del quarto anno e, quelli del quarto che hanno superato il test nel 2023, dovrebbero vedersi riconosciuta la prova. La novità principale riguarda il fatto che i quesiti per il concorso verranno selezionati casualmente da una banca dati «aperta e pubblica» alla quale sta lavorando il Cisia. Il Consorzio sta selezionando migliaia di quesiti che i candidati potranno visionare e sui quali potranno esercitarsi in vista dell’esame. Con un po’ di fortuna, si prepareranno su domande che ritroveranno anche il giorno della prova. La criticità principale riguarda le tempistiche: il test si sarebbe dovuto tenere a febbraio, ma con i cambiamenti voluti dal Mur e il decreto ancora in fase di preparazione, dovrà slittare di alcuni mesi.

La riforma generale

Se i Tolc vanno in soffitta, il cervellone pubblico potrebbe essere solo una novità transitoria. Il Mur di Bernini sta lavorando a una riforma più comprensiva del test d’ingresso di Medicina. Il ministero sta studiando la possibilità di «introdurre nuove forme di accesso a Medicina che superino strutturalmente le problematicità emerse», scrive il Corriere della Sera citando Bernini. Secondo questa impostazione, che si ispira al modello francese, non vi sarebbe più un test d’ingresso ma una «tagliola» dopo il primo semestre. Secondo le due proposte al vaglio della commissione in Senato, si sta valutando di istituire una sorta di «semestre comune» agli studenti nelle facoltà a libero accesso come biotecnologie mediche e scienze motorie e sportive. A gennaio potranno poi iscriversi ai test per le graduatorie nazionali gli studenti che abbiano superato i tre esami previsti – fisica medica, biologia cellulare e genetica, principi di anatomia umana. Chi non ha i requisiti, può invece continuare il corso o iscriversi a un’altra laurea «senza perdere un anno di studio».

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