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Brescia, la bimba di due mesi morta per la bronchiolite: «I sintomi sono tosse, affanno e poca fame»

09 Gennaio 2024 - 07:54 Redazione
Aveva anche una fragilità cardiaca congenita. Le indagini

Una bimba di due mesi è morta in preda a crisi respiratorie all’ospedale di Desenzano del Garda in provincia di Brescia. I genitori, di origine rumena, abitano a Mantova. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti. Il pm Francesco Carlo Milanesi ha disposto l’autopsia. Il Quotidiano Nazionale fa sapere che la piccola aveva una fragilità cardiaca congenita. Viveva con il fratello e i genitori a Castiglione delle Stiviere, nella frazione di Gozzolina. La bambina non stava bene da due settimane. È arrivata all’ospedale con forti crisi respiratorie. I medici ipotizzano che fosse affetta da bronchiolite. Ma la conferma arriverà dagli accertamenti.

I sintomi della Rsv

Il primario di pediatria dell’ospedale Buzzi di Milano Gian Vincenzo Zuccotti dice al quotidiano che la bronchiolite «inizia sempre come un banale raffreddore, un’infezione delle prime vie aeree con naso chiuso, qualche colpo di tosse, a volte la febbre, ma non sempre. In questa fase non bisogna preoccuparsi, la situazione va gestita appunto come un raffreddore, con lavaggi nasali e sorvegliando il bambino. Perché se si tratta, invece, di Rsv, nel giro di 24-48 ore queste forme tendono a complicarsi: compare un affanno, un aumento della frequenza respiratoria; il bimbo tende a tossire con più frequenza; una delle prime manifestazioni è che si alimenta sempre meno, fino a non farlo quasi per niente. In questi casi è necessario sentire il pediatra di riferimento».

La fatica a respirare

La fatica a respirare nei bambini si capisce da «un aumento della frequenza respiratoria; l’“alitamento delle pinne nasali”, cioè un visibile allargamento delle narici; i “rientramenti” a livello del torace, cioè gli spazi tra le costole che “rientrano” a ogni inspirazione sono segnali di un affanno e devono indurre i genitori a rivolgersi al pediatra o, nei casi più gravi, al pronto soccorso». Infine, secondo Zuccotti contare i respiri dei bambini in un minuto ha senso, ma deve farlo il medico.

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