La verità di Emanuele Pozzolo sullo sparo di Capodanno a Rosazza

Il deputato FdI vuole attendere di parlare con i magistrati. Ma al tempo stesso parla di una «situazione giuridica ben chiara»

Emanuele Pozzolo comincia a raccontare la sua verità. Indagato dalla procura di Biella per lo sparo di Capodanno a Rosazza che ha colpito Luca Campana, il deputato FdI è stato sospeso dal partito. Mentre dalle prime testimonianze nell’inchiesta si osserva che nessuno ha visto il momento dell’esplosione del colpo. Pozzolo è indagato per lesioni colpose e omessa custodia di armi. E, si scopre, nelle prime ore aveva detto ai carabinieri: «Non sono stato io a sparare». Oggi, nell’intervista rilasciata a Elisa Sola per la Repubblica, dice di essere «sereno» e di voler attendere di parlare con i magistrati per dare la sua versione.


Una fattispecie giuridica

«Sono sicuro che la verità, in questo caso, sia semplice. E che emerga. E al tempo stesso lo spero. Proprio e anche perché, riguardo a quanto è successo, si tratta di una fattispecie di situazione giuridica piuttosto ben chiara. Non dico altro», dice Pozzolo. Ma poi aggiunge che spera che l’incidente «venga qualificato come tale». Aggiunge di non sentirsi solo: «Ho tanti amici. Nel partito, così come non nel partito. E mi piace ricordare che l’umanità è trasversale. Non è di destra, né di sinistra. Così come l’odio, ahimè, verso di me e la mia famiglia. Anche l’odio è trasversale». Si riferisce a chi sui giornali lo ha definito pistolero. E ad alcuni «commenti terribili girati sui social», che hanno fatto soffrire i suoi familiari. Conferma anche di non aver più sentito dalla notte di Capodanno il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.


La versione di Pozzolo

E poi vuole sottolineare «una cosa. C’è una sproporzione immensa tra quanto è successo e l’eco mediatico che ne è derivato. Tra l’accaduto e l’odio. C’è un mondo che va in una direzione. Penso alla Palestina, all’Iran. In Italia va bene fare attenzione a cosa capita. Ma francamente, c’è davvero una sproporzione». Secondo quanto trapelato nei giorni precedenti, la tesi di Pozzolo è che il colpo è partito dalla pistola quando non la stava tenendo in mano lui. Al deputato sarebbe caduta di tasca la pistola mentre si trovava nella sede della Protezione Civile. Da lì alcuni presenti si sarebbero avvicinati per chiedergli dettagli sull’arma. Nel momento in cui è partito lo sparo, vicino a lui c’erano la vittima Campana e Pablito Morello, agente della polizia penitenziaria e caposcorta di Delmastro. Morello gli avrebbe chiesto di vedere l’arma e l’avrebbe preso in giro per le dimensioni. Poi sarebbe partito lo sparo.

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