«Mi sento un parroco. Di una parrocchia molto grande, planetaria, certo, ma mi piace mantenere lo spirito da parroco. E stare in mezzo alla gente. Dove trovo sempre Dio». Papa Francesco parla oggi in un’intervista a La Stampa di Gaza, Ucraina e delle benedizioni alle coppie gay. E dice anche che non teme uno scisma per le sue posizioni ma anche che non soffre la solitudine. Mentre sulla pace del mondo dice che non si costruisce se non con il dialogo. Il primo argomento del colloquio con Domenico Agasso è la guerra mondiale a pezzi: «È urgente un cessate il fuoco globale: non ci stiamo accorgendo, o facciamo finta di non vedere, che siamo sull’orlo dell’abisso».
La guerra
Sulla guerra tra Israele e Hamas il pontefice dice che «il conflitto si sta drammaticamente allargando. C’era l’accordo di Oslo, tanto chiaro, con la soluzione dei due Stati. Finché non si applica quell’intesa, la pace vera resta lontana». E dice che teme soprattutto l’escalation militare: «Il conflitto può peggiorare ulteriormente le tensioni e le violenze che già segnano il pianeta. Però allo stesso tempo in questo momento coltivo un po’ di speranza, perché si stanno svolgendo riunioni riservate per tentare di arrivare a un accordo. Una tregua sarebbe già un buon risultato». Sul ruolo del Vaticano nel conflitto dice che apprezza il ruolo che sta svolgendo Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme: «È un grande. Si muove bene. Sta provando con determinazione a mediare. I cristiani e la gente di Gaza – non intendo Hamas – hanno diritto alla pace. Io tutti i giorni videochiamo la parrocchia di Gaza. Ci vediamo nello schermo di Zoom, parlo alla gente. Lì in parrocchia sono 600 persone. Stanno continuando la loro vita guardando ogni giorno la morte in faccia. E poi, l’altra priorità è sempre la liberazione degli ostaggi israeliani».
La benedizione
Poi parla della benedizione alle «coppie irregolari dello stesso sesso»: «Mi chiedono come mai. Io rispondo: il Vangelo è per santificare tutti. Certo, a patto che ci sia la buona volontà. E oc corre dare istruzioni precise sulla vita cristiana (sottolineo che non si benedice l’unione, ma le persone). Ma peccatori siamo tutti: perché dunque stilare una lista di peccatori che possono entrare nella Chiesa e una lista di peccatori che non possono stare nella Chiesa? Questo non è Vangelo». E risponde alle proteste delle altre chiese: «Chi protesta con veemenza appartiene a piccoli gruppi ideologici. Un caso a parte sono gli africani: per loro l’omosessualità è qualcosa di “brutto” dal punto di vista culturale, non la tollerano. Ma in generale, confido che gradualmente tutti si rasserenino sullo spirito della dichiarazione “Fiducia supplicans” del Dicastero per la Dottrina della Fede: vuole includere, non dividere. Invita ad accogliere e poi affidare le persone, e affidarsi a Dio».
Lo scisma
Sull’argomento Papa Francesco dice di non temere uno scisma: «Sempre nella Chiesa ci sono stati gruppetti che manifestavano riflessioni di colore scismatico. Bisogna lasciarli fare e passare… e guardare avanti». Sulla sua salute, adesso dice che qualche acciacco c’è ma adesso va meglio. E all’immancabile domanda sulle dimissioni stavolta replica così: «È la rinuncia è una possibilità per ogni pontefice. Ma adesso non ci penso. Non mi inquieta. Se e quando non ce la farò più, inizierò eventualmente a ragionarci. E a pregarci su».
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