Emanuele Filiberto di Savoia e l’eredità del padre: «Mi sento il nuovo capofamiglia»

L’erede di Casa Savoia racconta gli ultimi giorni di vita del padre

«Questa è la prima responsabilità ed eredità che mi lascia: di guidare i nostri Ordini che hanno decine di delegazioni in Italia, 17 delegazioni estere e sono attivi con progetti umanitari in tutto il mondo». Emanuele Filiberto di Savoia ha parlato del suo ruolo dopo la scomparsa del padre, Vittorio Emanuele, in un’intervista al Corriere della Sera. «Mi sento il nuovo capofamiglia prima di tutto, e alla guida di un Casato che quando nonno Umberto II morì era ridotto a 30 cavalieri dei nostri ordini dinastici», ha spiegato il 51enne nuovo capo di Casa Savoia. «Poi papà è riuscito a portare i cavalieri a oltre tremila, e a ridare vigore all’attività degli Ordini dinastici», dice nel colloquio con Enrica Roddolo.


Gli ultimi giorni

Emanuele Filiberto ha raccontato gli ultimi giorni di vita del padre: «Eravamo tutti in montagna nel la nostra casa di Gstaad e poi una brutta infezione alla gamba di papà ha richiesto l’ospedalizzazione dove gli antibiotici hanno avuto effetto sull’infezione ma hanno indebolito il suo fisico, il suo cuore e gli organi vitali di un uomo di 87 anni. Giovedì sembrava già arrivata la fine, poi un’inattesa ripresa. Abbiamo avuto la benedizione di due giorni ancora con lui che anzi in quei giorni regalati dal cielo sembrava essersi ripreso. Generoso, simpatico con gli amici in visita, come sempre era lui. Ed eravamo con lui quando sabato mattina se n’è andato». Il figlio dell’ultimo re d’Italia sarà sepolto a Superga: «Sì, papà ha sempre voluto che fosse così, la sua fine, lo ripeteva ed esaudirò questo suo ultimo desiderio. Il rito non sarà a Superga dove poi la famiglia stretta porterà la salma per il commiato finale, ma in Duomo a Torino. La camera ardente alla Venaria Reale, da venerdì nella cappella di Sant’Uberto per dar modo a quanti vogliono salutare papà Vittorio Emanuele di farlo».


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