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Obbligo di ascoltare il battito del feto prima di interrompere la gravidanza: la proposta di legge antiabortista approda alla Camera

26 Febbraio 2024 - 17:43 Ygnazia Cigna
La controversa proposta di legge verrà ora discussa dalle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali

Approda alla Camera dei deputati la controversa proposta di legge di iniziativa popolare «Un cuore che batte». Con una modifica alla legge 194/1978, la quale disciplina e tutela il diritto all’aborto, il provvedimento – promosso da realtà associative ultracattoliche come Pro Vita & Famiglia onlus – vuole obbligare i medici a far vedere il feto alle donne incinte e a fargli ascoltare il battito cardiaco prima di abortire. Si tratta una proposta di iniziativa popolare che ha raccolto 106mila firme, già passate al vaglio, e che ora verrà discussa presso le Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. «Far ascoltare alle donne il cuore pulsante del figlio è un primo passo importante per dimostrare, sia a livello medico che giuridico, che quella è una vita a tutti gli effetti e dunque il concepito, in quanto essere umano, ha dei diritti, primo di tutti quello alla Vita, senza il quale non possono esserci, a cascata, tutti gli altri», dichiara il portavoce di Pro Vita Jacopo Coghe. Si tratta di proposte da sempre ostili alle opposizioni politiche, le quali parlano di «vergogna» e «attacco ai diritti delle donne».

Nella stessa direzione vanno anche gli altri due disegni di legge presentati da alcuni senatori del centrodestra, i quali propongono di modificare l’articolo 1 del codice civile al fine di riconoscere al feto la capacità giuridica al momento del concepimento, e non – come previsto attualmente – dopo la nascita. La proposta di legge «Un cuore che batte» è già in vigore in altri Paesi a guida ultraconservatrice. È il caso, ad esempio, dell’Ungheria di Viktor Orbán che dal 2022 ha introdotto tale obbligo per il personale sanitario. Sulla possibilità che approdi anche in Italia, si era espresso anche l’Ordine dei Medici di Torino, definendo la proposta preoccupante sotto i profili etici, deontologici e scientifici. «Se la modifica dovesse passare – aveva sottolineato il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto – imporrebbe al medico di violare gli obblighi deontologici di autonomia e indipendenza della professione, appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche terapeutiche e di buon uso delle risorse».

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