«Chi vuole abortire deve prima ascoltare il battito del cuore del feto»: la proposta di FdI nel IV municipio di Roma

La municipalità guidata da Nicola Franco ha organizzato una raccolta firme su Facebook per modificare la legge 194

Obbligare le donne ad ascoltare il battito del feto prima di abortire. È la proposta (shock) del presidente del VI municipio di Roma, l’unico di centrodestra, guidato da Nicola Franco di FdI. La proposta risale a circa un mese fa, il caso è però esploso ieri. Sui social del Municipio Roma VI delle Torri, il 13 ottobre scorso, è apparsa infatti una petizione: «Si comunica ai cittadini che è in corso una raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che Batte” (dell’associazione “Ora et labora”)», si legge. Nel post, pubblicato su Facebook, vi è inoltre un link che rimanda a una locandina. Al suo interno, il Municipio tiene a specificare l’obiettivo del progetto di iniziativa popolare: modificare la 194 che regola la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. «Introduzione nell’art. 14 Legge 22 maggio 1978 n° 194 del comma 1-bis: Il medico che è affetta la visita che prevede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere – tramite esami strumentali alla donna intenzionata ad abortire – il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso», la proposta del partito della premier Meloni


Le reazioni

Tempestiva la reazione dei partiti di opposizione. Per il segretario del Partito democratico di Roma Enzo Foschi, «è una vergogna che si faccia propaganda alla proposta dei movimenti parafascisti e contro le donne da un profilo istituzionale», spiega il dem, citato da Repubblica. Tuttavia, per il VI Municipio – che ha replicato a Foschi – pubblicizzando l’iniziativa popolare «ha semplicemente accolto l’invito del consigliere capitolino Stefano Erbaggi», anche lui di Fratelli d’Italia e la raccolta firme ha l’unica «colpa, se così possiamo chiamarla, è di essere a sostegno della vita e della maternità», spiega Nicola Franco. Sulla questione, dopo la condanna della deputata del Pd Cecilia D’Elia,  è intervenuto anche il senatore di FdI Andrea De Priamo, parlando di censura e di «comunicazione istituzionale». 


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