In Italia diminuisce il ricorso all’aborto, ma cresce il numero di minorenni che lo richiedono: in aumento anche i medici non obiettori

Il 45 per cento delle interruzioni di gravidanza è farmacologico: i dati nella relazione del ministero della Salute

Nel nostro Paese continua a diminuire il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Dal 1983, ovvero l’anno in cui si è riscontrato il valore più alto (234.800 casi) e il 2021 la riduzione è stata del 72,8%. Si registra, in parallelo, un aumento del ricorso al metodo della somministrazione farmacologica: nel 2021 è stata utilizzata in oltre il 45% dei casi, contro il 31,9% nel 2020, il 24,9% nel 2019 e il 3,3% del 2010. Il dato riferito a quest’ultimo aspetto, però, varia da regione a regione. È quanto risulta dalla recente relazione del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194/78. Per quanto riguarda l’aborto farmacologico – scrive il report – «si passa dal 19,6% delle Marche al 72,5% della Liguria e il 72% di Basilicata e Calabria»


In aumento i medici non obiettori

Nel 2021 gli aborti chirurgici sono stati il 50,7% di tutte le interruzioni effettuate in Italia, in diminuzione se si considera che nel 2020 il dato si attestava al 64,4%. Sono diverse le motivazioni alla base. Stando al report, si tratta di «un parallelo calo delle nascite, il crescente accesso alla contraccezione e del ricorso sempre maggiore alla contraccezione di emergenza». In aumento è invece il tasso di abortività tra le ragazze minorenni: due anni fa si attestava al 2,7% su tutti gli interventi, rispetto all’1,9% del 2020. Si tratta del primo aumento dopo una costante riduzione dal 2011 in cui era al 4,5%. In parallelo alla diminuzione delle Ivg, aumentano – infine – i medici non obiettori negli ultimi anni. Tra il 2014 e il 2021 si registra una crescita del 14%, con un dato che passa da da 1.408 a 1.599.


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