Scontro a fuoco Br-Carabinieri, 49 anni dopo ci sono 4 indagati per la morte dell’appuntato D’Alfonso (e di Mara Cagol)

Il 5 giugno 1975 Mara Cagol e l’appuntato Giovanni D’Alfonso rimasero uccisi nel blitz per liberare l’imprenditore Vallarino Gancia

Ci sono voluti appena 49 anni perché la procura di Torino arrivasse a chiudere le indagini preliminari per lo scontro a fuoco del giugno 1975 in cui persero la vita la brigatista Mara Cagol e Giovanni D’Alfonso, uno dei Carabinieri che intervennero per liberare l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato dalle Br. Nella mattinata odierna è arrivata infatti la notifica della procura torinese di conclusione delle indagini preliminari per la vicenda a carico degli ex brigatisti Renato Curcio, fondatore del gruppo e marito di Cagol, Mario Moretti, Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada. Il provvedimento arriva a 17 mesi di distanza dalla riapertura dell’inchiesta in seguito a un esposto presentato dal figlio del Carabiniere rimasto ucciso, Giovanni D’Alfonso.


Lo scontro a fuoco nel Monferrato e la vicenda giudiziaria

Vallarino Gancia, noto industriale dello spumante, fu sequestrato dalla colonna torinese delle Br il 4 giugno 1975 e condotto in una cascina del Monferrato, Spiotta di Arzillo. I Carabinieri individuarono il nascondiglio e tentarono un blitz per liberare l’imprenditore neppure 24 ore dopo. Ne scaturì un duro scontro a fuoco, nel quale rimase ucciso l’appuntato D’Alfonso e feriti il tenente Umberto Rocca e il maresciallo Rosario Cattafi. Anche Cagol rimase uccisa, in circostanze mai del tutto chiarite, mentre un altro brigatista riuscì a darsi alla fuga e non fu mai catturato. Ad essere ritrovato fu però un documento attribuito proprio a costui: di fatto una relazione dettagliata sull’accaduto in grado di portare nuovi elementi sulla vicenda, finita nel dimenticatoio giudiziario. Lo scritto era stato rinvenuto già nel gennaio 1976 nel covo Br di via Maderno a Milano, ma per oltre 40 anni – come ricostruito dal Corriere – era rimasto incellophanato. Ma a ottobre 2022 l’avvocato del figlio di D’Alfonso, Bruno, lo recuperò, lo depositò in procura e chiese la riapertura delle indagini, sostenendo in dettaglio come le indagini all’epoca fossero state segnata da anomalie. Poi, a marzo 2023, furono ritrovate 11 impronte digitali appartenenti all’ex capo della colonna milanese delle Br Lauro Azzolini, sospettato di essere il brigatista scappato dopo la sparatoria. Così il fascicolo fu riaperto. Fino al provvedimento di oggi: oltre ad Azzolini, che si sospetta dunque coinvolto nel rapimento e nello scontro a fuoco, sono indagati Moretti e Curcio in concorso morale in quanto membri del direttivo delle Br, e Zuffada accusato di aver preso parte all’organizzazione e all’esecuzione del rapimento di Vallarino Gancia (morto nel novembre 2022).


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